Non so cosa provare... sono tremendamente confusa... da una parte c'è in me una gioia enorme, una spensieratezza, dall'altra un senso di terrore... sarà perché ho male in tutto il corpo e quella parola mi martella in testa... non lo so... è così difficile essere donne! Perché ho paura?

Altri 5 crediti...

Author: Monsieur Henri /


Ieri ho fatto il primo esame di quest'anno, Papirologia!!! Devo dire che imparare tutto il sistema giuridico-amministrativo-fiscale dell'Egitto da Alessandro all'epoca bizantina è stato MASSACRANTE!!! Tutti i funzionari avevano lo stesso identico preciso nome! Però c'è anche la parte più divertente, leggere un papiro è un po' come fare un puzzle, cercando di capire quale parte andrà in quel posto... In particolare per noi filologi è meraviglioso, avevo un papiro che parlava di una profezia apocalittica, splendida!! L'oracolo del Vasaio, si chiama!
Certo che passare 6 ore prima di essere interrogati non è il massimo, ma oggi mi sento liberaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Ed è arrivata Santa Lucia, mi ha portato un asinello di peluche (chiamato Tolomeo Apollonio dalla sottoscritta che ama usare i nomi dei generali, o amici, o di chiunque sia collegabile con Alessandro) e un dvd delle SIlly Simphonies, non so se qualcuno ricorda quei brevissimi cartoni della Disney, c'erano i tre porcellini, il brutto anatroccolo, la danza degli scheletri (macabrissima!!), la lepre e la tartaruga... sono bellisssssssimi!!!

L'immagine qui sopra è del P.Oxy. 2332 (Papiro di Ossirinco 2332) in cui, a metà della seconda colonna, viene annunciato l'oracolo del Vasaio!!

Perdono.

Author: Monsieur Henri /

Gioia è avere un'amica, anzi, meglio, ritrovarla... Devo dire che la colpa è soprattutto mia, non so perché ma ho avuto un periodo in cui volevo staccare da tutto il mio passato, da lei, dalla mia migliore amica... Perché? Non lo so, non l'ho ancora capito. Silvia mi ha chiamata e mi ha detto che mi doveva parlare, ci siamo chiarite, le ho chiesto scusa e ho assaporato il piacere del perdono. E' una sensazione splendida. Vi riempe il cuore di una pace che non avreste mai detto...
Come sono contenta e serena!
Grazie, Silvietta, e ancora scusa, ti voglio bene!!

38 segni alfabetici...

Author: Monsieur Henri /

Evvai!! Alla bellissima ora delle 23:11 ho finalmente finito di fare tutto!! Non ci credo!! Fare i corsi alla sera è massacrante, anche se devo dire che vedere quel bel pupo di Apollo del Belvedere in diapositiva non è che mi abbia fatto schifo... Sono andata a parlare della mia tesi alla professoressa di Lingua e Letteratura Armena: il Romanzo di Alessandro è stato tradotto, tra l'altro, anche in armeno (dico tra l'altro perché abbiamo sue traduzioni in etiopico, persiano, ebraico, francese antico, siriaco e sicuramente altre mille lingue, si pensi che era il libro più letto nel Medioevo, sorpassando la Bibbia!). Mi ha guardato con gli occhi lucidi di pianto: "Vuoi parlare della versione armena?" Sembrava che le avessi fatto un regalo immenso, poverina! NOn deve avere molti studenti che le chiedono informazioni, anche perché l'armeno ha 38 segni alfabetici, 12 declinazioni, 7 casi ed è meglio che per il resto stia zitta se no pensate che sono matta... effettivamente un po' lo sono!! Ma mi sembra di esser tornata alle elementari quando imparavo l'alfabeto, è così divertente!

E domani di ore di armeno me ne trovo TRE!! Bene! Domani avrò la mia bibliografia sul "Patmotiùn Alecsandì" (storia di Alessandro)...

Sì, sono pazza

13 novembre 1792

Author: Monsieur Henri /


Ho accompagnato il mio ragazzo a fare un esame di storia moderna, e sfogliavo il suo manuale fino ad arrivare alla mia amata Rivoluzione Francese. E mi è venuta nostalgia, quanto l'ho amato, quel periodo, quanto lo amo!! Lo dico subito, per chi voglia evitare di leggere questo intervento, io patteggio per i giacobini. In realtà, come avrebbe detto Saint-Just il 9 termidoro se non gli fosse stato proibito di parlare, "io non ho alcun partito, non tengo per nessun partito", però coloro che più di tutti mi hanno impressionato sono stati i giacobini, in particolare le due figure che li incarnano, Robespierre e Saint-Just.
E' di quest'ultimo che voglio parlare, o, meglio, che voglio far parlare. Ho comprato l'opera omnia di questo grande giovane, in cui si trovano tutti i suoi discorsi. In particolare credo che nessun discorso abbia una forza espressiva superiore a quello del 13 novembre 1792, per il processo del re. Ne riporto alcuni brani, in francese, perché mi paiono molto significativi.

L'unique but du Comité fut de vous persuader que le Roi devait être jugé en simple citoyen; et moi je dis que le Roi doit être jugé en ennemi, que nous avons moins à le juger qu'à le combattre, et que, n'étant plus rien dans le contrat qui unit les français, les formes de la procédure ne sont point dans la loi civile, mais dans la loi du droit des gens. […]

Les mêmes hommes qui vont juger Louis ont une république à fonder: ceux qui attachent quelque importance au juste châtiment d'un roi ne fonderont jamais une république. Parmi nous, la finesse des esprits et des caractères et un grand obstacle à la liberté; on embellit toutes les erreurs, et, le plus souvent, la vérité n'est que la séduction de notre goût. […]

Pour moi, je ne vois point de milieu: cet homme doit régner ou mourir. Il vous prouvera que tout ce qu'il a fait, il l'a fait pour soutenir le dépôt qui lui a été confié; car, en engageant avec lui cette discussion, vous ne lui pouvez demander compte de sa malignité cachée: il vous perdra dans le cercle vicieux que vous tracez vous-même pour l'accuser. […]

Je dirais plus: c'est qu'une Constitution acceptée par un roi n'obligeait pas les citoyens; ils avaient même, avant son crime, le droit de le proscrire et de le chasser. Juger un roi comme un citoyen! Ce mot étonnera la postérité froide. Juger, c'est appliquer la loi. Une loi est un rapport de justice: quel rapport de justice y a-t-il donc entre l'humanité et les rois? Qu'y a-t-il de commun entre Louis et le peuple français, pour le ménager après sa trahison?

Il est telle âme généreuse qui dirait, dans un autre temps, que le procès doit être fait à un roi, non point pour les crimes de son administration, mais pour celui d'avoir été roi, car rien au monde ne peut légitimer cette usurpation; et de quelque illusion, de quelques conventions que la royauté s'enveloppe, elle est un crime éternel, contre lequel tout homme a le droit de s'élever et de s'armer; elle est un de ces attentats que l'aveuglement même de tout un peuple ne saurait justifier. Ce peuple est criminel envers la nature par l'exemple qu'il a donné, et tous les hommes tiennent d'elle la mission secrète d'exterminer la domination en tout pays.

On ne peut point régner innocemment
: la folie en est trop évidente. Tout roi est un rebelle et un usurpateur. Les rois mêmes traitaient-ils autrement les prétendus usurpateurs de leur autorité? [...] Lorsqu'un peuple est assez lâche pour se laisser ramener par des tyrans, la domination est le droit du premier venu, et n'est pas plus sacrée ni plus légitime sur la tête de l'un que sur la tête de l'autre.
[...]
Citoyens, le tribunal qui doit juger Louis n'est point un tribunal judiciaire: c'est un conseil, c'est le peuple, c'est vous; et les lois que nous avons à suivre sont celles du droit des gens. C'est vous qui devez juger Louis; mais vous ne pouvez être à son égard une cour judiciaire, un juré, un accusateur; cette forme civile de jugement le rendrait injuste; et le roi, regardé comme un citoyen, ne pourrait être jugé par les mêmes bouches qui l'accusent. Louis est un étranger parmi nous; il n'était pas citoyen avant son crime; il ne pouvait voter; il ne pouvait porter les armes; il l'est encore moins depuis son crime. Et par quel abus de la justice même en ferez-vous un citoyen, pour le condamner? Aussitôt qu'un homme est coupable, il sort de la cité; et, point du tout, Louis y entrerait par son crime. Je vous dirai plus: c'est que si vous déclarez le roi simple citoyen, vous ne pourriez plus l'atteindre. De quel engagement de sa part lui parleriez-vous dans l'ordre présent des choses? […]

Je ne perdrai jamais de vue que l'esprit avec lequel on jugera le roi sera le même que celui avec lequel on établira la république. La théorie de votre jugement sera celle de vos magistratures. Et la mesure de votre philosophie, dans ce jugement, sera aussi la mesure de votre liberté dans la Constitution.

[...] On chercher à remuer la pitié; on achètera bientôt nos larmes; on fera tout pour nous intéresser, pour nous corrompre même. Peuple, si le roi est jamais absous, souviens-toi que nous ne serons plus dignes de ta confiance, et tu pourras nous accuser de perfidie.



Io credo che, si sia d'accordo o meno su queste parole, non si può negarne l'efficacia, soprattutto associate alla figura di questo venticinquenne che per la prima volta saliva alla tribuna. Fu quando egli terminò il discorso che si comprese che Luigi non poteva più vivere. C'è un passaggio, qui non inserito, in cui Saint-Just si esprime convinto del peso che questo giudizio avrà sulla posterità: "sono ben consapevole", dice, "che nel futuro ci guarderanno come assassini"... Quali parole più vere di queste!
Ma è stato un "assassinio"?
Io non credo, personalmente. Assassinio è una cosa illegale, quello che fu condotto contro Luigi fu un processo in piena regola. Il re aveva tradito, era fuggito, era giusto che venisse processato. E giustiziarlo era l'unico modo per far cadere la monarchia.
Il problema non è Luigi Augusto di Borbone, il problema è Luigi XVI, re di Francia. Sono la prima a dire che Luigi era una bravissima persona, buona, generosa, ma non è lui che è stato portato alla ghigliottina, è stata l'idea stessa di Monarchia.

I giacobini non sono dei mostri assetati di sangue. Bisogna cercare di superare questi pregiudizi.

Schiavitù

Author: Monsieur Henri /

E mentre Hector de Sainte-Hermine prende (male) il posto di suo fratello Morgan nella Francia sempre più dominata dal Traditore (leggasi Buonaparte, mi piace chiamarlo così perché lui odiava sentirsi appellare in questo modo...) de Le Chevalier de Sainte-Hermine, un vecchio davanti a me in treno tira fuori un giornale di annunci di cui non sto a pubblicare il titolo, perché i reggiani lo conoscono bene. E cosa legge??? Legge gli annunci di incontri, incorniciati da foto di ragazze svestite che si propongono per giorni e notti di passione. Per curiosità guardo, sono tutte ragazze tra i 22 e i 26 anni, per la maggior parte di origine spagnola o cinese, ma alcune dicono chiaro e tondo di essere reggiane d.o.c.. E intanto questo vecchio legge con un'attenzione incredibile...
Ma che schifo...
Dicono che la schiavitù delle donne è finita? Ma andiamo, non raccontiamo balle!! E' solo cambiata! Perché siamo costrette ad apparire sempre nude in televisione, perché fa più colpo un libro su cui ci sia una foto di donna svestita di un bel romanzo? E' incredibile che al giorno d'oggi, un'epoca che dovrebbe essere moderna, la donna sia ancora schiava.
Badate bene, non moralizzo contro queste ragazze, anzi. Mi fa solo un'immensa tristezza che sia così...
Per fortuna che ci siamo battuti per la libertà, l'uguaglianza, la fraternità. Altrimenti chissà dove saremmo...

Un ballo...

Author: Monsieur Henri /

Una serata magnifica: Stefano compie gli anni e festeggiamo tutti!! Ci ritroviamo in 15 al ristorante cinese, io di fianco alla mia Discepola Eleonora mentre confabuliamo e architettiamo cose spietate e terribili sfighe per i nostri personaggi. Una cena meravigliosa, Luca che non la smette di prendermi in giro, io e Ele che non la smettiamo di picchiare Ste, calpestando anche la povera Monica che non c'entrava nulla, una grappa alle rose (meravigliosa), una torta fantastica (quanto adoro il tiramisù!!!!). E poi si va tutti a ballare, in un locale che è essenzialmente una villa in un parco, si balla musica anni '80, e per due persone come me e Ele che non hanno mai ballato non è un problema, ci siamo scatenate come due folli, e un ragazzo ha pure ballato con me, la prima volta nella mia vita!!
Sono uscita per prendere un po' d'aria. Il cielo era terso, ho guardato in alto e ho sorriso. Sentivo che Henri ed Alessandro erano con me, in quel momento, che mi stavano guardando.
Sono rientrata e ho ricominciato a ballare. Ho chiuso gli occhi per un momento e quando li ho aperti... Henri era lì, per un istante è stato come se stesse ballando con me, e mi sorrideva con quel suo sorriso che non ho mai potuto vedere. Un attimo solo, l'attimo di gioia, l'attimo più completo.

Sono pazza?

Forse.

Ma adoro questa pazzia!!

Liberi di suonare? No, grazie.

Author: Monsieur Henri /


Immaginate di avere davanti a voi uno spartito. E' uno spartito che ormai conoscete bene, e che certo è abbastanza conosciuto... si tratta de "La tempesta" di Beethoven. Bene. Dovete suonare il primo tempo di questa sonata per un party di Natale (che cosa poi c'entri con il Natale "La tempesta" lo devo ancora capire, ma soprassediamo...) della vostra maestra che da 14 anni frequentate. Ora... se voi volete marcare maggiormente dei passaggi rispetto ad altri, vi sentite in pieno diritto di farlo, no? No. Perché a lei non va bene. Alla vostra maestra, dico... Ognuno di noi sente le cose in modo differente, è assolutamente normale, no? Quello che a voi piace ad un altro non piace, quello che voi sentite maggiormente, altri non lo sentono, e ovviamente viceversa. E allora perché devo interpretarlo come vuole lei? Sono 14 anni che suono, avrò il diritto di sentire la musica a modo mio, no? No.

Ah, dimenticavo di dire che, se anche volete suonare il preludio del "Don Giovanni" a 4 mani con la vostra maestra, sicuramente non potrete farlo, perché a lei piace di più quelle delle "Nozze di Figaro", quindi non si discute...

Lezioni di vita...

Author: Monsieur Henri /


Oggi ho imparato due cose:
1- Un buon libro ti può tirare su come non mai, anche se hai dovuto sorridere a denti stretti davanti ad un professore che ti ha trattato come una bestia.
2- MAI e poi MAI leggere la fine di un romanzo che ti ha appassionato in TRENO!!!
Stavo leggendo la fine de Les Compagnons de Jéhu: Morgan si consegna alla giustizia quando vede i suoi amici catturati, e viene condannato per puro caso, per un inganno che i giudici avevano teso alla madre di Amélie che sapeva chi fosse in verità. Prima di salire sul patibolo, vede per un'ultima volta Amélie che gli porta coltelli e pistole per fuggire al disonore della ghigliottina. I quattro compagnons, gli ultimi rimasti, riescono ad evadere dalla prigione, ma poi si trovano nella piazza delle esecuzioni, e comprendono. Uno di loro si spara un colpo in bocca, un altro si accoltella, un terzo viene fucilato. Morgan solo rimane: prende il coltello e se lo pianta in petto, per ben tre volte, ma non muore ("Bisogna che io abbia l'anima incatenata al mio corpo!"). E allora, a petto nudo, sanguinante, sofferente, ma con il sorriso sulle labbra sale al patibolo: "Per mia fede! Ne ho abbastanza, è il tuo turno", dice al boia "e salvati da tutto questo come potrai".
Un minuto dopo, la testa dell'intrepido giovane cadeva sotto il patibolo.

E io sono scoppiata a piangere. Era così meraviglioso quello che stavo leggendo, così vivo... non potevo fare altro. E' un personaggio inventato, è vero, ma ora è un amico, per me, anzi, no, è un eroe.

Les Compagnons de Jéhu di A. Dumas

Author: Monsieur Henri /


In questo periodo sto leggendo un romanzo di Dumas che -ovviamente- in italiano non è mai stato tradotto, e quando compiango coloro che non sanno questa lingua, non sanno cosa si perdono!! Les Compagnons de Jéhu è parte di una trilogia - Blancs et Bleus, Les Compagnons de Jéhu, Le Chevalier de Sainte-Hermine -, una trilogia però in cui i tre libri possono essere letti separatamente l'uno dall'altro, e nell'ordine preferito. Les Compagnons si svolge tra il 1799 e il 1800, e vede schierati, da una parte, quella di Bonaparte diventato primo console, Roland, un ufficiale invincibile, che cerca una morte eroica in ogni occasione possibile, e dall'altra, quella dei realisti, Morgan, nome di guerra di Charles de Sainte-Hermine, innamorato della sorella di Roland. Morgan fa parte di una società segreta, i Compagnons de Jéhu, che si occupano di procurare ai ribelli della Vandea e della Bretagna i soldi necessari per l'armata, rubandoli dalle diligenze che trasportano i rifornimenti del Governo. A Roland viene assegnato il compito di fermare questi Compagnons, che viaggiano mascherati, e che si mostrano sempre molto gentili e pieni di onore.
Dopo innumerevoli tentativi di fermarli, alla fine Roland riuscirà a catturare tre dei Compagnons, a cui si aggiunge Morgan, loro capo, per lealtà verso i suoi amici. Benché Morgan stesse per partire in esilio con Amélie, accetta il giudizio e monta sul patibolo gettando un'aria di dolore in tutta la Francia, ammirati da tanto coraggio e da tanto eroismo.

E' un vero romanzo di cappa e spada, in cui brillano queste figure luminose di Roland e Morgan, fieri, belli, nobili, pieni di ardore, i tipici eroi di cui ci si innamora appena descritti.

E' un libro meraviglioso, e so già che piangerò come una fontana quando leggerò della morte di Morgan, che è, ovviamente, il mio personaggio preferito...

Nell'immagine qui sopra, benché tratta da Les Blancs et Les Bleus, il personaggio a sinistra mascherato ed abbigliato come un ufficiale è proprio Morgan...

E' molto tempo che non aggiorno questo blog, ho avuto mille cose da fare, non sto un momento ferma. Non che mi dispiaccia, ma comincio ad essere stanca, ed essere stanca a novembre non è affatto bello!!
Sono andata a Parigi: mi ospiteranno là l'anno prossimo probabilmente, sembravano molto curiosi dei miei interessi, e devo dire che è una cosa veramente strana. Quando dicevo loro che mi sarei occupata della morte di Alessandro ne "Il romanzo di Alessandro" dello Pseudo-Callistene non mi hanno più guardato con quegli occhi sgranati che dicono "ma questa è tutta scema", anzi, erano molto curiosi! Poi ovviamente è arrivata mia madre a smorzare il tutto dicendo che le cose su cui voglio lavorare "sono tutte cazzate"... Perché, quello che fa lei no??
Io non capisco più mia madre, a volte è la migliore del mondo, altre volte passiamo delle giornate in cui non fa altro che usare imperativi, negazioni, insomma, un vero inferno... E poi è diventato di un'egocentrico... pensa che tutto quanto ruoti intorno a lei, che lei sola capisca, che solo lei sia la migliore al mondo... Tutte le volte che si fa un discorso lei comincia a dire "Io in quell'articolo meraviglioso che ho scritto..." quando magari si sta parlando di una cosa avvenuta nella Grecia antica e lei si occupa del '700... L'altro giorno poi ha dato il meglio di se stessa: "Ah guarda, ho fatto un viaggio in treno meraviglioso, ho letto e riletto il mio articolo sui viaggi... è una cosa sublime!". Ma basta!! Anch'io rileggo le mie cose, se mi piacciono, ma mica vado in giro a dire al mondo quanto sono brava!! Insomma, uno non può più avere un'idea propria che SICURAMENTE uno di quelli che studia l'ha già avuta... Che dire? Anch'io sono buona di citarle frasi di autori greci, oppure eventi storici, ma non passo la mia vita a dire "Diderot dice questo, Descartes dice quello..." Ma insomma, lei ha delle idee sue??? A volte mi sembra di no, che vada solo per quello che le insegnano Descartes e gli Illuministi... e facendo tanto di cappello a questi signori, credo che a fare la mamma non siano bravi...
Lei lo era, perché ora ho sempre meno voglia di stare in casa?




Ho visto il nome di Massimo e il cuore mi è balzato in cuore: canterà a Milano, a luglio, nella Traviata... Devo ammettere subito che la Traviata non è la mia opera preferita, il tenore ci fa una figura troppo troppo troppo brutta... Però... però poterlo vedere di nuovo... mi sembra un sogno! Sarà là, sul palco, con un vestito all'Ottocento... e io lo guarderò, lo ascolterò, sarà solo mio!! Sì, anche se la gente sarà a centinaia per me non esisteremo che io e lui, uniti, anche se lui non ha mai saputo di me, o, meglio, mi ha visto un paio di volte, ma sicuramente non sa che io penso a lui di continuo, non sa che da una parte del mondo esiste una ragazza che lo ama così!! Chissà cosa farebbe... chissà se avrebbe pietà...

La cosa divertente, se si può chiamare divertente, è che un altro cantante per il ruolo di Alkfredo è Jonas Kaufmann... il primo cantante che io abbia mai guardato: avevo 12 anni, lui cantava nel "Così fan tutte"... era così carino!! Beh, a dir la verità, l'avevo visto solo in cassetta, doveva venire a cantare anche a Reggio... ma si è ammalato... Non è stato molto bello, ma la cassetta la conservo.

Devo scegliere tra i due... e per quanto io sia stata persa di Jonas, riempiendo il diario del suo nome, mi dispiace... ma ho un appuntamente con Massimo a luglio.

Stringiamo i denti, dimentichiamo il dolore... Non dev'essere il dolore a guidare la mia mano, ma la musica... devo diventare tutt'uno con quelle piccole note nere... e, ti prego, mano mia... Non mi lasciare.... Abbiamo fatto troppe cose insieme!!
Coraggio!!
CORAGGIO!!!


Gli antidolorifici non servono... e i miei non mi ascoltano neppure... Non riesco a dormire... La Settima Torre è in fase aggiornamento... E ora il dolore si è spostato anche al braccio...
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Il pianoforte mi chiama a grande voce, le lacrime sono così tante nei miei occhi, sono stanchissima...

Ma è mai possibile? Una volta tanto che posso suonare non per la mia insegnante e per i suoi spettacoli di Natale cosa succede?? Un'infiammazione al tendide della mano destra, parte dal gomito e arriva sulle dita... mi fa molto male, ma non è solo questo, è la frustrazione... domani dovrei registrare con Dora, la cantante... e ho paura di non farcela, ho paura di essere abbandonata dalla mia mano... Non è giusto... perché ora?????????
Comunque grazie, Bibi, sei un angelo!!

Sono appena tornata dal funerale di Luca. Non ho molte cose da dire a proposito, spero solo che Silvia sia stata confortata dalla mia presenza. Il sorriso nella foto di Luca era così dolce, era un ragazzo che sorrideva sempre, che scherzava moltissimo. E' pensando a quel sorriso che tutti i suoi amici devono farsi forza, anche se ora è molto difficile. Riguardo la sua foto, è un ragazzo così bello, così solare...
Dormi in pace, Luca. Non ti ho conosciuto bene, ma mi ricordo bene di te, delle giornate a casa della Silvia a prenderci in giro... Pensa ai tuoi genitori, ai tuoi amici, a Stefano. Custodiscili dall'alto, Boobino!!
Voglio trascrivere ciò che è scritto distro al santino.

Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amati sulla terra.

Luca Cagossi (5.8.1989-22.9.2006)

Mi ha appena telefonato la mia migliore amica in lacrime: è morto il migliore amico di suo fratello, aveva 16 anni. E' morto nel sonno, per un difetto cardiaco pare. E' una cosa che difficilmente si riesce a comprendere. Non ho motivi da dare, non ho una spiegazione. Ma quel ragazzo non aveva ancora provato amore, non aveva ancora provato la vita... Lascia i due genitori, soli... Come si può immaginare il dolore di queste due povere persone, private del proprio bambino, l'unico che avevano, e del fratello di Silvia, svegliato dalle urla di sua madre che gli dicevano che il suo migliore amico era morto? Non è possibile... non ha senso...
Vola in alto, Luca, e proteggili tutti... Hanno bisogno di te.



Parlare di Massimo è una droga!! Il mio primo amore, avevo 14 anni... io l'ho sempre e solo visto da lontano, solo due volte gli ho parlato... Ma il primo amore si dimentica? I miei mi hanno trattata come una stupida quando succedeva, dicevano che ero immatura e che era una cosa folle, ma io... io lo amavo! Se solo lui avesse saputo che c'era chi lo amava talmente tanto... Ma non vale parlarne... Io ero così persa per lui che lo avrei seguito in capo al mondo... Beh, lui è sposato, ha anche una bimba, ma a me non importava, a me bastava vederlo... L'ho rivisto la scorsa primavera, cantava a Milano... un dolore, una gioia senza limite.
E poi dicono che le ragazzine non sanno amare...

Solo loro che non sanno amare oltre la possibilità...


Adesso che sono un po' più lucida posso raccontare come sono andate le cose: sono andata a casa di Dora, che mi ha fatto ascoltare un'aria che deve cantare e che io devo accompagnare (mamma mia quanto è veloce!!!), e poi si è messa al pianoforte:
"Forza!!"
E allora ho cominciato a cantare come mi veniva spontaneo quest'aria di Orfeo, in cui lui si lamenta della perdita di Euridice negli Inferi: "Che farò senza Euridice? Dove andrò senza il mio bene?". Ho fatto piuttosto fatica, ho una voce grave e c'erano alcuni acuto (MALEDETTO FA ALTO!!!!!!) impossibili, e allora abbiamo incominciato a fare vocalizzi, per cercare di capire dome ho il passaggio della voce, cioè dove la voce comincia obbligatoriamente a cambiare, diventando impostata, per raggiungere le note acute. Abbiamo scoperto che era intorno al Do sopra al Do centrale, come i mezzo-soprani. Non vi dico il sollievo di non sentirmi dire che ero un contralto: avranno una voce bellissima, ma il loro repertorio è soprattuto liederistico e Sei-Settecentesco, e devo dire che non è il mio repertorio preferito...
Mi ha insegnato come tenere la bocca nelle note seguenti al passaggio, è una specie di sbadiglio, che crea una "caverna" nella bocca in cui il suono si forma: si chiama metodo di testa. E' un po' ridicolo, soprattutto perché un cantante deve guardarsi molto allo specchio, e io mi vedevo con quella faccia, mi facevo ridere!!
Abbiamo riprovato quell'aria dopo queste basi e andava decisamente meglio!! Comunque abbiamo deciso di fare un'altra aria, è più bassa come note e questo non può che essere una benedizione!! E' sempre di Orfeo, e sempre disperata, quindi va più che bene!! Ad un certo punto cominciavo ad essere stanca, Dora guarda l'orologio e comincia a gridare "Oh mamma mia, ma quanto t'ho fatto cantare, non va bene, no non va bene!!"
Ma a me non importava, io avrei cantato per altre ore, era così straordinario! Io ero la musica, io ero Orfeo, soffrivo con lui, speravo con lui... Era un miracolo!
Sono così felice!! L'immagine qui sopra parla da sé... ecco cosa ho sognato stanotte. C'è pure Massimo Giordano, il mio cantante preferito, il mio primo amore.
Grazie a tutti, ragazzi, a quelli che hanno fatto il tifo per me!! Grazie a tutti!! Vi voglio bene!!

E vi prego, se questo è un sogno... non svegliatemi!!

Ce l'ho fatta. Mi sono appoggiata al pianoforte e ho cantato. E anche se avevo una paura folle, subito è passata, io ero la musica, la musica era me. Non c'era altro da spiegare!!
Ho la mandibola distrutta, sono stanca morta. Ma sono anche felice... così felice da credere che sia un sogno e che presto verrò svegliata...
Da oggi credo nei miracoli...

Quattro, cinque ore... e sarà il gran momento... sono letteralmente in preda al panico!! Aiuto...

EDIT: sono le 16:41... mi sa che muoio... non ce la faccio... voglio sprofondare...

Citoyens, vous répresentez-vous l'avenir?

Author: Monsieur Henri /


Questa frase appartiene ad uno dei miei personaggi preferiti della letteratura, Enjolras de Les Misérables. Egli è il capo dei giovani rivoluzionari dell'ABC, che combattono nella rivoluzione del 1832 a Parigi.
Non ha una vera identità, ma il nome Enjolras programma il suo ritratto: è l'angelo, “angéliquement beau” e “formidable chérubin”, l’angelo della libertà che riprende quell’arcangelo della morte che era Saint-Just. Nuovo Antinoo, dai capelli biondi sparsi al vento e dagli occhi azzurri abbassati davanti a tutto ciò che non è la repubblica , è colui che, più d’ogni altro, conserva la fede nell’“apocalypse révolutionnaire”, tanto esperto da sembrare averla vissuta di prima persona. E’ l’uomo-dio, l’uomo-angelo, fatto di luce e di cristallo, il giovane che ha dedicato la sua vita ad una sola “passion, le droit”, ad un solo pensiero, “renverser l’obstacle”. Novello Gracco, novello Saint-Just, l’amante marmoreo della Libertà non ha che una scuola: 93.
Per lui, essendo la situazione violenta, anche i metodi immediati per porre un rimedio a lei devono essere violenti. Egli appartiene alla razza marmorea dell’arcangelo della morte, ma, se è vero che incarna la Libertà, rivolta tanto verso la Repubblica universale che verso il 93, è anche un guerrigliero realistico, che conta gli uomini e le cartucce, e anche un bambino capace di piangere sulla selvaggia della morte. Egli condensa in sé i due aspetti della Rivoluzione che Hugo distribuirà, nel suo Quatrevingt-treize, in Gauvain, il giovane profeta della conversione della società in comunità effervescente ed amante, e Cimourdain, il carnefice-prete, ministro delle necessità inesorabili.
E’ il 93, è vero, ma è anche l’uomo giusto, che giudica prima di giustiziare, al contrario delle forze monarchiche, che piange (ed è l’unica volta della sua vita, probabilmente) quando deve uccidere un artigliere nemico, giovane, simile a lui in tutto e per tutto ; non ha amanti, se non la Patria , non ha gioie, eppure tutti i suoi discorsi sono capolavori di umanità, in cui le parole più frequenti sono “progresso” e “avvenire”. Ed è proprio lui, l’esaltatore dell’avvenire in cui “personne ne tuera personne, la terre rayonnera, le genre humain aimera” , l’unico sicuro del proprio destino: “quant à moi, contraint de faire ce que j’ai fait, mais l’abhorrant, je me suis jugé aussi, et vous verrez tout à l’heure à quoi je me suis condamné”. E’ un destino che egli ha scelto di sua spontanea volontà, sa che morrà lì, sulle barricate, ma non ha un rimpianto, uno solo, per la sua scelta: sa di essere la Rivoluzione nel suo momento più critico e difficile, sa che la sua venuta è indispensabile per far trionfare i Sacri Principi, ma sa altrettanto bene che il 93 muore, è destinato a morire.
E sarà infatti l'ultimo a morire, giustiziato frettolosamente come aveva giustiziato frettolosamente il sergente di artiglieria, ma la sua morte, la morte della Rivoluzione e del 93, è una delle pagine più gloriose e vive dell'intero romanzo: vedendolo illeso, bellissimo, freddo e suberbo, i soldati esitano a premere il grilletto per giustiziarlo: “Il me semble que je vais fusiller une fleure”, mormora uno. E il fiore cade, abbattutto da otto proiettili, ma non cade solo: Grantaire, l'eterno scettico, incredulo su tutto fuorché su Enjolras stesso, lo vede, si alza e gli stringe la mano: “Vive la République! J'en suis.” , esclama.
Il giovane dio senza emozioni lo guarda e sorride.
E' il primo e l'ultimo sorriso: otto proiettili gli attraversano il cuore.

Il compito di Enjolras è gravoso, pesante per un giovane di vent’anni: in soli due giorni dovrà mostrare al mondo, a quel popolo che abbandona i rivoluzionari, che il 93 non è solo la grande calunnia della Rivoluzione, ma che ha portato anche all’affermazione di quei diritti che vengono continuamente calpestati. Non ci deve essere nulla di “illegale” nel suo operato e nella lotta che egli porta avanti: “L’assasinat est ancore plus un crime ici qu’ailleurs; nous sommes sous le regard de la rèvolution, nous sommes les prêtres de la rèpublique, nous sommes les hosties du devoir, et il ne faut pas qu’on puisse calomnier notre combat ”, esclama Enjolras dopo aver giudicato un uomo colpevole di omicidio . La sua freddezza, la freddezza della ragione, di quella parte del Terrore che si basava sull’universalità della legge, per cui Robespierre mandò al patibolo il suo migliore amico, Camille Desmoulins, è anche la sua maledizione: è grande, è freddo, lui, l’amante marmoreo della Rivoluzione, e per questo è solo, è inesorabile: e così deve essere la Rivoluzione, giusta, alta, sublime, gelida ma anche molto umana.
Ed è per questo che i pochissimi atti di umanità di Enjolras sono forse tra i più commoventi di tutto il romanzo, proprio perché sono la freddezza di chi ha dedicato tutta la sua vita all’ideale che si riconosce bisognoso di calore: sono solo due baci e una lacrima, il manifestarsi della sua umanità, ma è più che sufficiente, non c'è bisogno d'altro. I due baci sono per il vecchio convenzionale, M. Mabeuf, morto mentre risollevava la bandiera della repubblica, la lacrima per l'artigliere che potrebbe sembrare suo fratello. Anche Mabeuf è una delle figure del Terrore, il vecchio “effrayant” che sale le barricate nella “clarté sanglante de la roche”, “le spectre de 93 sorti de la terre, le drapeau de la terreur à la main” . Egli completa la figura di Enjolras, giovane, bello, dalla parola ispirata, con la sua vecchiaia, la sua bruttezza e il suo infinito silenzio. E questo è il Terrore, questa è la Rivoluzione per Hugo, giovane e vecchia, bella e brutta, dalla magnifica parola alata e dal sepolcrale silenzio, una figura che morirà trapassata dalle pallottole, ma che avrà sempre sulle labbra quelle parole alate che oltrepassano ogni età, ogni epoca, ogni condizione: “Citoyens, vous représentez-vous l'Avenir?”

Nel musical Les Misérables di Boubil-Schönberg (da cui è tratta l'immagine qui sopra) egli ha una parte molto importante, se non fondamentale, maggiore di quella a lui destinata nei vari film, che comunque non sono riusciti a ricreare questo personaggio freddo come il ghiaccio e caldo come il fuoco. Ecco una delle sue arie:

It is time for us all
To decide who we are
Do we fight for the right
To a night at the opera now?
Have you asked of yourselves
What's the price you might pay?

Red - the blood of angry men!
Black - the dark of ages past!
Red - a world about to dawn!
Black - the night that ends at last!

E il coro che conclude la sua prima scena:

Enjolras:
Do you hear the people sing?

Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Combeferre:
Will you join in our crusade?
Who will be strong and stand with me?
Beyond the barricade
Is there a world you long to see?
Courfeyrac:
Then join in the fight
That will give you the right to be free!

All
Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Feuilly
Will you give all you can give
So that our banner may advance
Some will fall and some will live
Will you stand up and take your chance?
The blood of the martyrs
Will water the meadows of France!

All
Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Il mondo pensi a queste parole.


Il trionfo di Alessandro il Grande, G. Moreau.

Adoro questo quadro... è simbolismo allo stato puro!! E poi ritrae lui, Alessandro... Ebbene, è lui il mio altro grande amore. Intanto però lascio parlare Moreau.
"Le jeune roi conquérant domine tout ce peuple captif, vaincu et rampant, à ses pieds, dompté de crainte et d'admiration. La petite vallée indienne où se dresse le trône immense et superbe contient l'Inde entière, les temples aux faîtes fantastiques, les idoles terribles, les lacs sacrés, les souterrains pleins de mystères et de terreurs, toute cette civilisation inconnue et troublante. Et la Grèce, l'âme de la Grèce rayonnante et superbe, triomphe au loin dans ces régions inexplorées du rêve et du mystère"


E così tra qualche ora canterò. Canterò veramente, davanti a chi ne sa. Cosa sto provando? Ansia, tantissima ansia. Ho paura che la voce mi mancherà, che stonerò, che sarò un vero disastro... ma nello stesso tempo sono in preda ad un'esaltazione che mi impedisce di dormire... Mi viene in mente Massimo, il primo uomo che abbia mai amato, un tenore, mi viene in mente il giorno in cui il direttore del Coro del Collegio Superiore di Bologna di cui faccio parte mi disse che voleva me per solista, mi viene in mente la frustrazione per non poter cantare in quell'occasione.
Mi viene in mente un tema della mia infanzia, in cui prospettavo di fare la cantante... il tenore in particolare. E mai come ora mi ripeto "I sogni son desideri di felicità... Il sogno realtà diverrà..."

Canterò un'aria dall'Orfero ed Euridice di Gluck, l'aria di Orfeo "Che farò senza Euridice?"
Che cosa posso dire? Che Orfeo mi guidi!!

E' strano come la musica entri improvvisamente nella tua vita, senza preavviso... Stavo pranzando quando mi arriva una telefonata da una ragazza di trent'anni, Dora, una cantante di professione: a lei mi sono rivolta per provare a cantare, uno dei miei sogni. E mi ha chiesto di accompagnarla al pianoforte per un concorso che deve fare... Sono così contenta!!! Faccio salti di gioia... una particina del mio sogno si sta avverando!!


Quattro anni fa, assieme ad un mio amico, avevo scritto una pièce teatrale: "Eco di Luci", ispirata a "Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino". Parlava di droga, di prostituzione, ma soprattutto di sogni e di amicizia.

E' Constance, il mio personaggio, che parla:
"Voglio sentire la schiuma bagnarmi i capelli, voglio essere sola a combattere contro il vento, a parlargli del mio sogno infinito, voglio… Ma a te cosa importa? Non mi conosci neanche, non sai chi io sia… e non ti importa nulla. Né a me importa qualcosa di te… Noi siamo completamente soli, su questa terra. Noi… e i nostri sogni. Basta."

E qui è in dialogo con Cècile, la protagonista, dopo aver rinunciato, almeno momentaneamente, ai suoi sogni:
"C: Vuoi rinunciare davvero a tutto quello che sei stata? A quello che hai tanto amato? Ricordo le tue parole: sogna e vivrai. Non ci credi più?
Con: Cécile… Étienne una volta mi disse che capiva cosa io provassi… Io non dovevo, non potevo nascere adesso! Il mio destino era in un altro tempo, in un altro luogo… E invece… guardami! Guardami! E riconosci in me l'amazzone veloce, la guerriera bianca, l'infallibile spadaccina! Guarda! La mia spada non è stata altro che… E in un momento solo, tutto è stato cancellato. Sì, la droga mi faceva incontrare i miei eroi, mi faceva vivere lontano da questo grigio, mi aiutava! Ma fuori… non si può vivere, non si può sognare… I sogni non esistono più!
C: Non è vero. I sogni esistono… Basta crederci… e prenderli per mano…"

E ora la morte di Constance. La voglio trascrivere tutta, perché è la scena che amo di più:
" C: Constance…
Con: Shh… Guarda… Le nuvole mi stanno raccontando una storia: è la leggenda di una fanciulla che aspetta il suo principe per tutta la vita e, prima di morire, lui va da lei sul suo cavallo nero per portarla nelle Isole Felici, dove nessuno li troverà… Non è bellissima? Forse verrà da me, forse mi porterà via e non mi sveglierò più…
C: Non lasciarmi…
Con: Che cos'è? Non lo senti? Non senti anche tu questo suono?
C: È il vento, Constance…
Con: Non avevo mai pensato che avrebbe potuto essere così bello… Guardami, Cécile… Sto piangendo… Piango…
Narratore: Se ne andò via, Constance, portata lontano dal vento caldo del Sud, fino al cimitero di ogni paura, sepellita da una montagna di petali di rosa. Ogni tanto mi pare di vederla ancora qui con noi… con me… e spero ancora di sentire in qualche momento, in qualche luogo, le sue labbra calde di sogno qui, sulla mia fronte."


Dedico queste parole alla mia cantante preferita.

Henri de La Rochejaquelein

Author: Monsieur Henri /


Nato il 30 agosto 1772 al Château de La Durbellière (Vandea), fu sottotenente di cavalleria sotto Luigi XVI. Allo scoppio della Rivoluzione non si separò dal suo re, ma dopo il 10 agosto 1792, con la caduta della Monarchia, tornò nel suo luogo di nascita. E fu lì che i contadini lo vennero a cercare, per fare di lui il loro capo: era la guerra di Vandea, e Henri aveva solo 19 anni.
Se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se muoio, vendicatemi.
Furono queste le sue prime parole, parole che divennero tristemente note sotto il Fascismo. Ma Henri aveva un carisma spettacolare. Forse non aveva la tattica migliore dell'esercito, forse mancava d'esperienza... ma i soldati seguivano lui, e soprattutto lui. Chi m'ama mi segua divenne il suo urlo di battaglia. Grazie al suo coraggio i Vandeani vinsero molte battaglie, ma arrivò il terribile 17 ottobre 1793: la disfatta di Cholet. 80000 uomini attraversarono la Loira dopo una battaglia sanguinosa, in cui i capi, d'Elbée e Bonchamps, furono feriti. Bonchamps morì qualche ora dopo. Henri fu eletto Generalissimo dell'Armata Cattolica e Reale a soli vent'anni. Dotato di un gran buon senso, a dispetto della sua giovane età, e buon conoscitore della sua terra e degli uomini che la abitano, non venne mai però ascoltato nelle sue proposte che forse avrebbero portato ad esiti meno terribili nel seguito degli avvenimenti. Il principe di Talmond, l'uomo della "virée de Galerne", comincia a far serpeggiare nell'armata la speranza di un aiuto da parte inglese, di cui egli sarebbe intermediario. Nonostante i dubbi sollevati da Monsieur Henri sulla veridicità di questo aiuto, il popolo, aizzato dal principe, si oppone al volere del suo generalissimo che avrebbe voluto ritornare nel Poitou, e si dirige verso Granville, uno dei due porti da cui sarebbe potuto arrivare l'aiuto inglese. Dopo aver conquistato Le Mans, Laval, Fougères, l'armata viene sconfitta davanti alla città di Granville il 14 novembre. Tuttavia riesce a raggiungere il mare, ma è vuoto. Gli inglesi non sono arrivati in soccorso degli insorti. Abbandonato dai suoi soldati, Monsieur Henri, innocente di questa sconfitta più morale che fisica, si allontana dall'armata, e solo con le preghiere di Stofflet, che comprende che solo il suo carisma può dare una possibilità di vittoria all'armata, ritornerà ad essa, ad Avranches. Comprendendo che gli inglesi non arriveranno più, il consiglio di guerra decide la ritirata per ritornare a casa. Comincia ad essere freddo, e, dopo la grande vittoria di Dol, dovuta all'improbabile intervento del vigliacco Talmond, ripercorrendo la strada, i vandeani vengono fermati ad Angers. L'armata viene sconfitta a Le Mans il 13 dicembre: è l'ecatombe, l'"armata cattolica e reale" lascia sul campo più di diecimila vittime. Ciò che ne resta viene definitamente schiacciata a Savenay il 23 dicembre. Monsieur Henri passa la Loira da solo a Ancenis, e vive di guerriglia per qualche tempo, senza riuscire a rinfocolare del tutto la rivolta. La sua fine è tragica: viene ucciso, stupidamente, dicono molti, da un repubblicano a cui aveva fatto salva la vita. Per evitare che l'armata blu potesse infierire sul cadavere, Stofflet lo deturpa con la sciabola e lo sepellisce all'oscuro, senza un nome.

Io sono una persona di sinistra, una giacobina dicono in molti. Ma non posso che ammirarlo. Non posso che amarlo. I suoi occhi azzurri, occhi del demonio per me, mi incantenano e mi affascinano. Io e lui ci parliamo. Di notte, gli scrivo delle lettere. Lui non le leggerà mai, ma non importa. So che è lassù, che mi guarda.
Ti amo, Henri.

Non ho paura della notte. E' annullandosi in essa che li incontro. Chi? I miei eroi, i miei amori. Ci sono vari tipi di amore: questo è uno di quelli che superano tempo e spazio, che rendono possibile l'impossibile. E' la scelta più difficile: è come amare un sogno. Ci sarà chi ti crede una folle, c'è chi pensa che tu sia una bambina. Ma poi loro vengono nei tuoi sogni, e ti parlano. E ti consolano quando non riesci a dormire. Sono lì... li senti. Li sentirai per sempre. Loro ci saranno per sempre.