Stringiamo i denti, dimentichiamo il dolore... Non dev'essere il dolore a guidare la mia mano, ma la musica... devo diventare tutt'uno con quelle piccole note nere... e, ti prego, mano mia... Non mi lasciare.... Abbiamo fatto troppe cose insieme!!
Coraggio!!
CORAGGIO!!!


Gli antidolorifici non servono... e i miei non mi ascoltano neppure... Non riesco a dormire... La Settima Torre è in fase aggiornamento... E ora il dolore si è spostato anche al braccio...
-------------------------------------
Il pianoforte mi chiama a grande voce, le lacrime sono così tante nei miei occhi, sono stanchissima...

Ma è mai possibile? Una volta tanto che posso suonare non per la mia insegnante e per i suoi spettacoli di Natale cosa succede?? Un'infiammazione al tendide della mano destra, parte dal gomito e arriva sulle dita... mi fa molto male, ma non è solo questo, è la frustrazione... domani dovrei registrare con Dora, la cantante... e ho paura di non farcela, ho paura di essere abbandonata dalla mia mano... Non è giusto... perché ora?????????
Comunque grazie, Bibi, sei un angelo!!

Sono appena tornata dal funerale di Luca. Non ho molte cose da dire a proposito, spero solo che Silvia sia stata confortata dalla mia presenza. Il sorriso nella foto di Luca era così dolce, era un ragazzo che sorrideva sempre, che scherzava moltissimo. E' pensando a quel sorriso che tutti i suoi amici devono farsi forza, anche se ora è molto difficile. Riguardo la sua foto, è un ragazzo così bello, così solare...
Dormi in pace, Luca. Non ti ho conosciuto bene, ma mi ricordo bene di te, delle giornate a casa della Silvia a prenderci in giro... Pensa ai tuoi genitori, ai tuoi amici, a Stefano. Custodiscili dall'alto, Boobino!!
Voglio trascrivere ciò che è scritto distro al santino.

Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amati sulla terra.

Luca Cagossi (5.8.1989-22.9.2006)

Mi ha appena telefonato la mia migliore amica in lacrime: è morto il migliore amico di suo fratello, aveva 16 anni. E' morto nel sonno, per un difetto cardiaco pare. E' una cosa che difficilmente si riesce a comprendere. Non ho motivi da dare, non ho una spiegazione. Ma quel ragazzo non aveva ancora provato amore, non aveva ancora provato la vita... Lascia i due genitori, soli... Come si può immaginare il dolore di queste due povere persone, private del proprio bambino, l'unico che avevano, e del fratello di Silvia, svegliato dalle urla di sua madre che gli dicevano che il suo migliore amico era morto? Non è possibile... non ha senso...
Vola in alto, Luca, e proteggili tutti... Hanno bisogno di te.



Parlare di Massimo è una droga!! Il mio primo amore, avevo 14 anni... io l'ho sempre e solo visto da lontano, solo due volte gli ho parlato... Ma il primo amore si dimentica? I miei mi hanno trattata come una stupida quando succedeva, dicevano che ero immatura e che era una cosa folle, ma io... io lo amavo! Se solo lui avesse saputo che c'era chi lo amava talmente tanto... Ma non vale parlarne... Io ero così persa per lui che lo avrei seguito in capo al mondo... Beh, lui è sposato, ha anche una bimba, ma a me non importava, a me bastava vederlo... L'ho rivisto la scorsa primavera, cantava a Milano... un dolore, una gioia senza limite.
E poi dicono che le ragazzine non sanno amare...

Solo loro che non sanno amare oltre la possibilità...


Adesso che sono un po' più lucida posso raccontare come sono andate le cose: sono andata a casa di Dora, che mi ha fatto ascoltare un'aria che deve cantare e che io devo accompagnare (mamma mia quanto è veloce!!!), e poi si è messa al pianoforte:
"Forza!!"
E allora ho cominciato a cantare come mi veniva spontaneo quest'aria di Orfeo, in cui lui si lamenta della perdita di Euridice negli Inferi: "Che farò senza Euridice? Dove andrò senza il mio bene?". Ho fatto piuttosto fatica, ho una voce grave e c'erano alcuni acuto (MALEDETTO FA ALTO!!!!!!) impossibili, e allora abbiamo incominciato a fare vocalizzi, per cercare di capire dome ho il passaggio della voce, cioè dove la voce comincia obbligatoriamente a cambiare, diventando impostata, per raggiungere le note acute. Abbiamo scoperto che era intorno al Do sopra al Do centrale, come i mezzo-soprani. Non vi dico il sollievo di non sentirmi dire che ero un contralto: avranno una voce bellissima, ma il loro repertorio è soprattuto liederistico e Sei-Settecentesco, e devo dire che non è il mio repertorio preferito...
Mi ha insegnato come tenere la bocca nelle note seguenti al passaggio, è una specie di sbadiglio, che crea una "caverna" nella bocca in cui il suono si forma: si chiama metodo di testa. E' un po' ridicolo, soprattutto perché un cantante deve guardarsi molto allo specchio, e io mi vedevo con quella faccia, mi facevo ridere!!
Abbiamo riprovato quell'aria dopo queste basi e andava decisamente meglio!! Comunque abbiamo deciso di fare un'altra aria, è più bassa come note e questo non può che essere una benedizione!! E' sempre di Orfeo, e sempre disperata, quindi va più che bene!! Ad un certo punto cominciavo ad essere stanca, Dora guarda l'orologio e comincia a gridare "Oh mamma mia, ma quanto t'ho fatto cantare, non va bene, no non va bene!!"
Ma a me non importava, io avrei cantato per altre ore, era così straordinario! Io ero la musica, io ero Orfeo, soffrivo con lui, speravo con lui... Era un miracolo!
Sono così felice!! L'immagine qui sopra parla da sé... ecco cosa ho sognato stanotte. C'è pure Massimo Giordano, il mio cantante preferito, il mio primo amore.
Grazie a tutti, ragazzi, a quelli che hanno fatto il tifo per me!! Grazie a tutti!! Vi voglio bene!!

E vi prego, se questo è un sogno... non svegliatemi!!

Ce l'ho fatta. Mi sono appoggiata al pianoforte e ho cantato. E anche se avevo una paura folle, subito è passata, io ero la musica, la musica era me. Non c'era altro da spiegare!!
Ho la mandibola distrutta, sono stanca morta. Ma sono anche felice... così felice da credere che sia un sogno e che presto verrò svegliata...
Da oggi credo nei miracoli...

Quattro, cinque ore... e sarà il gran momento... sono letteralmente in preda al panico!! Aiuto...

EDIT: sono le 16:41... mi sa che muoio... non ce la faccio... voglio sprofondare...

Citoyens, vous répresentez-vous l'avenir?

Author: Monsieur Henri /


Questa frase appartiene ad uno dei miei personaggi preferiti della letteratura, Enjolras de Les Misérables. Egli è il capo dei giovani rivoluzionari dell'ABC, che combattono nella rivoluzione del 1832 a Parigi.
Non ha una vera identità, ma il nome Enjolras programma il suo ritratto: è l'angelo, “angéliquement beau” e “formidable chérubin”, l’angelo della libertà che riprende quell’arcangelo della morte che era Saint-Just. Nuovo Antinoo, dai capelli biondi sparsi al vento e dagli occhi azzurri abbassati davanti a tutto ciò che non è la repubblica , è colui che, più d’ogni altro, conserva la fede nell’“apocalypse révolutionnaire”, tanto esperto da sembrare averla vissuta di prima persona. E’ l’uomo-dio, l’uomo-angelo, fatto di luce e di cristallo, il giovane che ha dedicato la sua vita ad una sola “passion, le droit”, ad un solo pensiero, “renverser l’obstacle”. Novello Gracco, novello Saint-Just, l’amante marmoreo della Libertà non ha che una scuola: 93.
Per lui, essendo la situazione violenta, anche i metodi immediati per porre un rimedio a lei devono essere violenti. Egli appartiene alla razza marmorea dell’arcangelo della morte, ma, se è vero che incarna la Libertà, rivolta tanto verso la Repubblica universale che verso il 93, è anche un guerrigliero realistico, che conta gli uomini e le cartucce, e anche un bambino capace di piangere sulla selvaggia della morte. Egli condensa in sé i due aspetti della Rivoluzione che Hugo distribuirà, nel suo Quatrevingt-treize, in Gauvain, il giovane profeta della conversione della società in comunità effervescente ed amante, e Cimourdain, il carnefice-prete, ministro delle necessità inesorabili.
E’ il 93, è vero, ma è anche l’uomo giusto, che giudica prima di giustiziare, al contrario delle forze monarchiche, che piange (ed è l’unica volta della sua vita, probabilmente) quando deve uccidere un artigliere nemico, giovane, simile a lui in tutto e per tutto ; non ha amanti, se non la Patria , non ha gioie, eppure tutti i suoi discorsi sono capolavori di umanità, in cui le parole più frequenti sono “progresso” e “avvenire”. Ed è proprio lui, l’esaltatore dell’avvenire in cui “personne ne tuera personne, la terre rayonnera, le genre humain aimera” , l’unico sicuro del proprio destino: “quant à moi, contraint de faire ce que j’ai fait, mais l’abhorrant, je me suis jugé aussi, et vous verrez tout à l’heure à quoi je me suis condamné”. E’ un destino che egli ha scelto di sua spontanea volontà, sa che morrà lì, sulle barricate, ma non ha un rimpianto, uno solo, per la sua scelta: sa di essere la Rivoluzione nel suo momento più critico e difficile, sa che la sua venuta è indispensabile per far trionfare i Sacri Principi, ma sa altrettanto bene che il 93 muore, è destinato a morire.
E sarà infatti l'ultimo a morire, giustiziato frettolosamente come aveva giustiziato frettolosamente il sergente di artiglieria, ma la sua morte, la morte della Rivoluzione e del 93, è una delle pagine più gloriose e vive dell'intero romanzo: vedendolo illeso, bellissimo, freddo e suberbo, i soldati esitano a premere il grilletto per giustiziarlo: “Il me semble que je vais fusiller une fleure”, mormora uno. E il fiore cade, abbattutto da otto proiettili, ma non cade solo: Grantaire, l'eterno scettico, incredulo su tutto fuorché su Enjolras stesso, lo vede, si alza e gli stringe la mano: “Vive la République! J'en suis.” , esclama.
Il giovane dio senza emozioni lo guarda e sorride.
E' il primo e l'ultimo sorriso: otto proiettili gli attraversano il cuore.

Il compito di Enjolras è gravoso, pesante per un giovane di vent’anni: in soli due giorni dovrà mostrare al mondo, a quel popolo che abbandona i rivoluzionari, che il 93 non è solo la grande calunnia della Rivoluzione, ma che ha portato anche all’affermazione di quei diritti che vengono continuamente calpestati. Non ci deve essere nulla di “illegale” nel suo operato e nella lotta che egli porta avanti: “L’assasinat est ancore plus un crime ici qu’ailleurs; nous sommes sous le regard de la rèvolution, nous sommes les prêtres de la rèpublique, nous sommes les hosties du devoir, et il ne faut pas qu’on puisse calomnier notre combat ”, esclama Enjolras dopo aver giudicato un uomo colpevole di omicidio . La sua freddezza, la freddezza della ragione, di quella parte del Terrore che si basava sull’universalità della legge, per cui Robespierre mandò al patibolo il suo migliore amico, Camille Desmoulins, è anche la sua maledizione: è grande, è freddo, lui, l’amante marmoreo della Rivoluzione, e per questo è solo, è inesorabile: e così deve essere la Rivoluzione, giusta, alta, sublime, gelida ma anche molto umana.
Ed è per questo che i pochissimi atti di umanità di Enjolras sono forse tra i più commoventi di tutto il romanzo, proprio perché sono la freddezza di chi ha dedicato tutta la sua vita all’ideale che si riconosce bisognoso di calore: sono solo due baci e una lacrima, il manifestarsi della sua umanità, ma è più che sufficiente, non c'è bisogno d'altro. I due baci sono per il vecchio convenzionale, M. Mabeuf, morto mentre risollevava la bandiera della repubblica, la lacrima per l'artigliere che potrebbe sembrare suo fratello. Anche Mabeuf è una delle figure del Terrore, il vecchio “effrayant” che sale le barricate nella “clarté sanglante de la roche”, “le spectre de 93 sorti de la terre, le drapeau de la terreur à la main” . Egli completa la figura di Enjolras, giovane, bello, dalla parola ispirata, con la sua vecchiaia, la sua bruttezza e il suo infinito silenzio. E questo è il Terrore, questa è la Rivoluzione per Hugo, giovane e vecchia, bella e brutta, dalla magnifica parola alata e dal sepolcrale silenzio, una figura che morirà trapassata dalle pallottole, ma che avrà sempre sulle labbra quelle parole alate che oltrepassano ogni età, ogni epoca, ogni condizione: “Citoyens, vous représentez-vous l'Avenir?”

Nel musical Les Misérables di Boubil-Schönberg (da cui è tratta l'immagine qui sopra) egli ha una parte molto importante, se non fondamentale, maggiore di quella a lui destinata nei vari film, che comunque non sono riusciti a ricreare questo personaggio freddo come il ghiaccio e caldo come il fuoco. Ecco una delle sue arie:

It is time for us all
To decide who we are
Do we fight for the right
To a night at the opera now?
Have you asked of yourselves
What's the price you might pay?

Red - the blood of angry men!
Black - the dark of ages past!
Red - a world about to dawn!
Black - the night that ends at last!

E il coro che conclude la sua prima scena:

Enjolras:
Do you hear the people sing?

Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Combeferre:
Will you join in our crusade?
Who will be strong and stand with me?
Beyond the barricade
Is there a world you long to see?
Courfeyrac:
Then join in the fight
That will give you the right to be free!

All
Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Feuilly
Will you give all you can give
So that our banner may advance
Some will fall and some will live
Will you stand up and take your chance?
The blood of the martyrs
Will water the meadows of France!

All
Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

Il mondo pensi a queste parole.


Il trionfo di Alessandro il Grande, G. Moreau.

Adoro questo quadro... è simbolismo allo stato puro!! E poi ritrae lui, Alessandro... Ebbene, è lui il mio altro grande amore. Intanto però lascio parlare Moreau.
"Le jeune roi conquérant domine tout ce peuple captif, vaincu et rampant, à ses pieds, dompté de crainte et d'admiration. La petite vallée indienne où se dresse le trône immense et superbe contient l'Inde entière, les temples aux faîtes fantastiques, les idoles terribles, les lacs sacrés, les souterrains pleins de mystères et de terreurs, toute cette civilisation inconnue et troublante. Et la Grèce, l'âme de la Grèce rayonnante et superbe, triomphe au loin dans ces régions inexplorées du rêve et du mystère"


E così tra qualche ora canterò. Canterò veramente, davanti a chi ne sa. Cosa sto provando? Ansia, tantissima ansia. Ho paura che la voce mi mancherà, che stonerò, che sarò un vero disastro... ma nello stesso tempo sono in preda ad un'esaltazione che mi impedisce di dormire... Mi viene in mente Massimo, il primo uomo che abbia mai amato, un tenore, mi viene in mente il giorno in cui il direttore del Coro del Collegio Superiore di Bologna di cui faccio parte mi disse che voleva me per solista, mi viene in mente la frustrazione per non poter cantare in quell'occasione.
Mi viene in mente un tema della mia infanzia, in cui prospettavo di fare la cantante... il tenore in particolare. E mai come ora mi ripeto "I sogni son desideri di felicità... Il sogno realtà diverrà..."

Canterò un'aria dall'Orfero ed Euridice di Gluck, l'aria di Orfeo "Che farò senza Euridice?"
Che cosa posso dire? Che Orfeo mi guidi!!

E' strano come la musica entri improvvisamente nella tua vita, senza preavviso... Stavo pranzando quando mi arriva una telefonata da una ragazza di trent'anni, Dora, una cantante di professione: a lei mi sono rivolta per provare a cantare, uno dei miei sogni. E mi ha chiesto di accompagnarla al pianoforte per un concorso che deve fare... Sono così contenta!!! Faccio salti di gioia... una particina del mio sogno si sta avverando!!


Quattro anni fa, assieme ad un mio amico, avevo scritto una pièce teatrale: "Eco di Luci", ispirata a "Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino". Parlava di droga, di prostituzione, ma soprattutto di sogni e di amicizia.

E' Constance, il mio personaggio, che parla:
"Voglio sentire la schiuma bagnarmi i capelli, voglio essere sola a combattere contro il vento, a parlargli del mio sogno infinito, voglio… Ma a te cosa importa? Non mi conosci neanche, non sai chi io sia… e non ti importa nulla. Né a me importa qualcosa di te… Noi siamo completamente soli, su questa terra. Noi… e i nostri sogni. Basta."

E qui è in dialogo con Cècile, la protagonista, dopo aver rinunciato, almeno momentaneamente, ai suoi sogni:
"C: Vuoi rinunciare davvero a tutto quello che sei stata? A quello che hai tanto amato? Ricordo le tue parole: sogna e vivrai. Non ci credi più?
Con: Cécile… Étienne una volta mi disse che capiva cosa io provassi… Io non dovevo, non potevo nascere adesso! Il mio destino era in un altro tempo, in un altro luogo… E invece… guardami! Guardami! E riconosci in me l'amazzone veloce, la guerriera bianca, l'infallibile spadaccina! Guarda! La mia spada non è stata altro che… E in un momento solo, tutto è stato cancellato. Sì, la droga mi faceva incontrare i miei eroi, mi faceva vivere lontano da questo grigio, mi aiutava! Ma fuori… non si può vivere, non si può sognare… I sogni non esistono più!
C: Non è vero. I sogni esistono… Basta crederci… e prenderli per mano…"

E ora la morte di Constance. La voglio trascrivere tutta, perché è la scena che amo di più:
" C: Constance…
Con: Shh… Guarda… Le nuvole mi stanno raccontando una storia: è la leggenda di una fanciulla che aspetta il suo principe per tutta la vita e, prima di morire, lui va da lei sul suo cavallo nero per portarla nelle Isole Felici, dove nessuno li troverà… Non è bellissima? Forse verrà da me, forse mi porterà via e non mi sveglierò più…
C: Non lasciarmi…
Con: Che cos'è? Non lo senti? Non senti anche tu questo suono?
C: È il vento, Constance…
Con: Non avevo mai pensato che avrebbe potuto essere così bello… Guardami, Cécile… Sto piangendo… Piango…
Narratore: Se ne andò via, Constance, portata lontano dal vento caldo del Sud, fino al cimitero di ogni paura, sepellita da una montagna di petali di rosa. Ogni tanto mi pare di vederla ancora qui con noi… con me… e spero ancora di sentire in qualche momento, in qualche luogo, le sue labbra calde di sogno qui, sulla mia fronte."


Dedico queste parole alla mia cantante preferita.

Henri de La Rochejaquelein

Author: Monsieur Henri /


Nato il 30 agosto 1772 al Château de La Durbellière (Vandea), fu sottotenente di cavalleria sotto Luigi XVI. Allo scoppio della Rivoluzione non si separò dal suo re, ma dopo il 10 agosto 1792, con la caduta della Monarchia, tornò nel suo luogo di nascita. E fu lì che i contadini lo vennero a cercare, per fare di lui il loro capo: era la guerra di Vandea, e Henri aveva solo 19 anni.
Se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se muoio, vendicatemi.
Furono queste le sue prime parole, parole che divennero tristemente note sotto il Fascismo. Ma Henri aveva un carisma spettacolare. Forse non aveva la tattica migliore dell'esercito, forse mancava d'esperienza... ma i soldati seguivano lui, e soprattutto lui. Chi m'ama mi segua divenne il suo urlo di battaglia. Grazie al suo coraggio i Vandeani vinsero molte battaglie, ma arrivò il terribile 17 ottobre 1793: la disfatta di Cholet. 80000 uomini attraversarono la Loira dopo una battaglia sanguinosa, in cui i capi, d'Elbée e Bonchamps, furono feriti. Bonchamps morì qualche ora dopo. Henri fu eletto Generalissimo dell'Armata Cattolica e Reale a soli vent'anni. Dotato di un gran buon senso, a dispetto della sua giovane età, e buon conoscitore della sua terra e degli uomini che la abitano, non venne mai però ascoltato nelle sue proposte che forse avrebbero portato ad esiti meno terribili nel seguito degli avvenimenti. Il principe di Talmond, l'uomo della "virée de Galerne", comincia a far serpeggiare nell'armata la speranza di un aiuto da parte inglese, di cui egli sarebbe intermediario. Nonostante i dubbi sollevati da Monsieur Henri sulla veridicità di questo aiuto, il popolo, aizzato dal principe, si oppone al volere del suo generalissimo che avrebbe voluto ritornare nel Poitou, e si dirige verso Granville, uno dei due porti da cui sarebbe potuto arrivare l'aiuto inglese. Dopo aver conquistato Le Mans, Laval, Fougères, l'armata viene sconfitta davanti alla città di Granville il 14 novembre. Tuttavia riesce a raggiungere il mare, ma è vuoto. Gli inglesi non sono arrivati in soccorso degli insorti. Abbandonato dai suoi soldati, Monsieur Henri, innocente di questa sconfitta più morale che fisica, si allontana dall'armata, e solo con le preghiere di Stofflet, che comprende che solo il suo carisma può dare una possibilità di vittoria all'armata, ritornerà ad essa, ad Avranches. Comprendendo che gli inglesi non arriveranno più, il consiglio di guerra decide la ritirata per ritornare a casa. Comincia ad essere freddo, e, dopo la grande vittoria di Dol, dovuta all'improbabile intervento del vigliacco Talmond, ripercorrendo la strada, i vandeani vengono fermati ad Angers. L'armata viene sconfitta a Le Mans il 13 dicembre: è l'ecatombe, l'"armata cattolica e reale" lascia sul campo più di diecimila vittime. Ciò che ne resta viene definitamente schiacciata a Savenay il 23 dicembre. Monsieur Henri passa la Loira da solo a Ancenis, e vive di guerriglia per qualche tempo, senza riuscire a rinfocolare del tutto la rivolta. La sua fine è tragica: viene ucciso, stupidamente, dicono molti, da un repubblicano a cui aveva fatto salva la vita. Per evitare che l'armata blu potesse infierire sul cadavere, Stofflet lo deturpa con la sciabola e lo sepellisce all'oscuro, senza un nome.

Io sono una persona di sinistra, una giacobina dicono in molti. Ma non posso che ammirarlo. Non posso che amarlo. I suoi occhi azzurri, occhi del demonio per me, mi incantenano e mi affascinano. Io e lui ci parliamo. Di notte, gli scrivo delle lettere. Lui non le leggerà mai, ma non importa. So che è lassù, che mi guarda.
Ti amo, Henri.

Non ho paura della notte. E' annullandosi in essa che li incontro. Chi? I miei eroi, i miei amori. Ci sono vari tipi di amore: questo è uno di quelli che superano tempo e spazio, che rendono possibile l'impossibile. E' la scelta più difficile: è come amare un sogno. Ci sarà chi ti crede una folle, c'è chi pensa che tu sia una bambina. Ma poi loro vengono nei tuoi sogni, e ti parlano. E ti consolano quando non riesci a dormire. Sono lì... li senti. Li sentirai per sempre. Loro ci saranno per sempre.