38 segni alfabetici...

Author: Monsieur Henri /

Evvai!! Alla bellissima ora delle 23:11 ho finalmente finito di fare tutto!! Non ci credo!! Fare i corsi alla sera è massacrante, anche se devo dire che vedere quel bel pupo di Apollo del Belvedere in diapositiva non è che mi abbia fatto schifo... Sono andata a parlare della mia tesi alla professoressa di Lingua e Letteratura Armena: il Romanzo di Alessandro è stato tradotto, tra l'altro, anche in armeno (dico tra l'altro perché abbiamo sue traduzioni in etiopico, persiano, ebraico, francese antico, siriaco e sicuramente altre mille lingue, si pensi che era il libro più letto nel Medioevo, sorpassando la Bibbia!). Mi ha guardato con gli occhi lucidi di pianto: "Vuoi parlare della versione armena?" Sembrava che le avessi fatto un regalo immenso, poverina! NOn deve avere molti studenti che le chiedono informazioni, anche perché l'armeno ha 38 segni alfabetici, 12 declinazioni, 7 casi ed è meglio che per il resto stia zitta se no pensate che sono matta... effettivamente un po' lo sono!! Ma mi sembra di esser tornata alle elementari quando imparavo l'alfabeto, è così divertente!

E domani di ore di armeno me ne trovo TRE!! Bene! Domani avrò la mia bibliografia sul "Patmotiùn Alecsandì" (storia di Alessandro)...

Sì, sono pazza

13 novembre 1792

Author: Monsieur Henri /


Ho accompagnato il mio ragazzo a fare un esame di storia moderna, e sfogliavo il suo manuale fino ad arrivare alla mia amata Rivoluzione Francese. E mi è venuta nostalgia, quanto l'ho amato, quel periodo, quanto lo amo!! Lo dico subito, per chi voglia evitare di leggere questo intervento, io patteggio per i giacobini. In realtà, come avrebbe detto Saint-Just il 9 termidoro se non gli fosse stato proibito di parlare, "io non ho alcun partito, non tengo per nessun partito", però coloro che più di tutti mi hanno impressionato sono stati i giacobini, in particolare le due figure che li incarnano, Robespierre e Saint-Just.
E' di quest'ultimo che voglio parlare, o, meglio, che voglio far parlare. Ho comprato l'opera omnia di questo grande giovane, in cui si trovano tutti i suoi discorsi. In particolare credo che nessun discorso abbia una forza espressiva superiore a quello del 13 novembre 1792, per il processo del re. Ne riporto alcuni brani, in francese, perché mi paiono molto significativi.

L'unique but du Comité fut de vous persuader que le Roi devait être jugé en simple citoyen; et moi je dis que le Roi doit être jugé en ennemi, que nous avons moins à le juger qu'à le combattre, et que, n'étant plus rien dans le contrat qui unit les français, les formes de la procédure ne sont point dans la loi civile, mais dans la loi du droit des gens. […]

Les mêmes hommes qui vont juger Louis ont une république à fonder: ceux qui attachent quelque importance au juste châtiment d'un roi ne fonderont jamais une république. Parmi nous, la finesse des esprits et des caractères et un grand obstacle à la liberté; on embellit toutes les erreurs, et, le plus souvent, la vérité n'est que la séduction de notre goût. […]

Pour moi, je ne vois point de milieu: cet homme doit régner ou mourir. Il vous prouvera que tout ce qu'il a fait, il l'a fait pour soutenir le dépôt qui lui a été confié; car, en engageant avec lui cette discussion, vous ne lui pouvez demander compte de sa malignité cachée: il vous perdra dans le cercle vicieux que vous tracez vous-même pour l'accuser. […]

Je dirais plus: c'est qu'une Constitution acceptée par un roi n'obligeait pas les citoyens; ils avaient même, avant son crime, le droit de le proscrire et de le chasser. Juger un roi comme un citoyen! Ce mot étonnera la postérité froide. Juger, c'est appliquer la loi. Une loi est un rapport de justice: quel rapport de justice y a-t-il donc entre l'humanité et les rois? Qu'y a-t-il de commun entre Louis et le peuple français, pour le ménager après sa trahison?

Il est telle âme généreuse qui dirait, dans un autre temps, que le procès doit être fait à un roi, non point pour les crimes de son administration, mais pour celui d'avoir été roi, car rien au monde ne peut légitimer cette usurpation; et de quelque illusion, de quelques conventions que la royauté s'enveloppe, elle est un crime éternel, contre lequel tout homme a le droit de s'élever et de s'armer; elle est un de ces attentats que l'aveuglement même de tout un peuple ne saurait justifier. Ce peuple est criminel envers la nature par l'exemple qu'il a donné, et tous les hommes tiennent d'elle la mission secrète d'exterminer la domination en tout pays.

On ne peut point régner innocemment
: la folie en est trop évidente. Tout roi est un rebelle et un usurpateur. Les rois mêmes traitaient-ils autrement les prétendus usurpateurs de leur autorité? [...] Lorsqu'un peuple est assez lâche pour se laisser ramener par des tyrans, la domination est le droit du premier venu, et n'est pas plus sacrée ni plus légitime sur la tête de l'un que sur la tête de l'autre.
[...]
Citoyens, le tribunal qui doit juger Louis n'est point un tribunal judiciaire: c'est un conseil, c'est le peuple, c'est vous; et les lois que nous avons à suivre sont celles du droit des gens. C'est vous qui devez juger Louis; mais vous ne pouvez être à son égard une cour judiciaire, un juré, un accusateur; cette forme civile de jugement le rendrait injuste; et le roi, regardé comme un citoyen, ne pourrait être jugé par les mêmes bouches qui l'accusent. Louis est un étranger parmi nous; il n'était pas citoyen avant son crime; il ne pouvait voter; il ne pouvait porter les armes; il l'est encore moins depuis son crime. Et par quel abus de la justice même en ferez-vous un citoyen, pour le condamner? Aussitôt qu'un homme est coupable, il sort de la cité; et, point du tout, Louis y entrerait par son crime. Je vous dirai plus: c'est que si vous déclarez le roi simple citoyen, vous ne pourriez plus l'atteindre. De quel engagement de sa part lui parleriez-vous dans l'ordre présent des choses? […]

Je ne perdrai jamais de vue que l'esprit avec lequel on jugera le roi sera le même que celui avec lequel on établira la république. La théorie de votre jugement sera celle de vos magistratures. Et la mesure de votre philosophie, dans ce jugement, sera aussi la mesure de votre liberté dans la Constitution.

[...] On chercher à remuer la pitié; on achètera bientôt nos larmes; on fera tout pour nous intéresser, pour nous corrompre même. Peuple, si le roi est jamais absous, souviens-toi que nous ne serons plus dignes de ta confiance, et tu pourras nous accuser de perfidie.



Io credo che, si sia d'accordo o meno su queste parole, non si può negarne l'efficacia, soprattutto associate alla figura di questo venticinquenne che per la prima volta saliva alla tribuna. Fu quando egli terminò il discorso che si comprese che Luigi non poteva più vivere. C'è un passaggio, qui non inserito, in cui Saint-Just si esprime convinto del peso che questo giudizio avrà sulla posterità: "sono ben consapevole", dice, "che nel futuro ci guarderanno come assassini"... Quali parole più vere di queste!
Ma è stato un "assassinio"?
Io non credo, personalmente. Assassinio è una cosa illegale, quello che fu condotto contro Luigi fu un processo in piena regola. Il re aveva tradito, era fuggito, era giusto che venisse processato. E giustiziarlo era l'unico modo per far cadere la monarchia.
Il problema non è Luigi Augusto di Borbone, il problema è Luigi XVI, re di Francia. Sono la prima a dire che Luigi era una bravissima persona, buona, generosa, ma non è lui che è stato portato alla ghigliottina, è stata l'idea stessa di Monarchia.

I giacobini non sono dei mostri assetati di sangue. Bisogna cercare di superare questi pregiudizi.

Schiavitù

Author: Monsieur Henri /

E mentre Hector de Sainte-Hermine prende (male) il posto di suo fratello Morgan nella Francia sempre più dominata dal Traditore (leggasi Buonaparte, mi piace chiamarlo così perché lui odiava sentirsi appellare in questo modo...) de Le Chevalier de Sainte-Hermine, un vecchio davanti a me in treno tira fuori un giornale di annunci di cui non sto a pubblicare il titolo, perché i reggiani lo conoscono bene. E cosa legge??? Legge gli annunci di incontri, incorniciati da foto di ragazze svestite che si propongono per giorni e notti di passione. Per curiosità guardo, sono tutte ragazze tra i 22 e i 26 anni, per la maggior parte di origine spagnola o cinese, ma alcune dicono chiaro e tondo di essere reggiane d.o.c.. E intanto questo vecchio legge con un'attenzione incredibile...
Ma che schifo...
Dicono che la schiavitù delle donne è finita? Ma andiamo, non raccontiamo balle!! E' solo cambiata! Perché siamo costrette ad apparire sempre nude in televisione, perché fa più colpo un libro su cui ci sia una foto di donna svestita di un bel romanzo? E' incredibile che al giorno d'oggi, un'epoca che dovrebbe essere moderna, la donna sia ancora schiava.
Badate bene, non moralizzo contro queste ragazze, anzi. Mi fa solo un'immensa tristezza che sia così...
Per fortuna che ci siamo battuti per la libertà, l'uguaglianza, la fraternità. Altrimenti chissà dove saremmo...

Un ballo...

Author: Monsieur Henri /

Una serata magnifica: Stefano compie gli anni e festeggiamo tutti!! Ci ritroviamo in 15 al ristorante cinese, io di fianco alla mia Discepola Eleonora mentre confabuliamo e architettiamo cose spietate e terribili sfighe per i nostri personaggi. Una cena meravigliosa, Luca che non la smette di prendermi in giro, io e Ele che non la smettiamo di picchiare Ste, calpestando anche la povera Monica che non c'entrava nulla, una grappa alle rose (meravigliosa), una torta fantastica (quanto adoro il tiramisù!!!!). E poi si va tutti a ballare, in un locale che è essenzialmente una villa in un parco, si balla musica anni '80, e per due persone come me e Ele che non hanno mai ballato non è un problema, ci siamo scatenate come due folli, e un ragazzo ha pure ballato con me, la prima volta nella mia vita!!
Sono uscita per prendere un po' d'aria. Il cielo era terso, ho guardato in alto e ho sorriso. Sentivo che Henri ed Alessandro erano con me, in quel momento, che mi stavano guardando.
Sono rientrata e ho ricominciato a ballare. Ho chiuso gli occhi per un momento e quando li ho aperti... Henri era lì, per un istante è stato come se stesse ballando con me, e mi sorrideva con quel suo sorriso che non ho mai potuto vedere. Un attimo solo, l'attimo di gioia, l'attimo più completo.

Sono pazza?

Forse.

Ma adoro questa pazzia!!

Liberi di suonare? No, grazie.

Author: Monsieur Henri /


Immaginate di avere davanti a voi uno spartito. E' uno spartito che ormai conoscete bene, e che certo è abbastanza conosciuto... si tratta de "La tempesta" di Beethoven. Bene. Dovete suonare il primo tempo di questa sonata per un party di Natale (che cosa poi c'entri con il Natale "La tempesta" lo devo ancora capire, ma soprassediamo...) della vostra maestra che da 14 anni frequentate. Ora... se voi volete marcare maggiormente dei passaggi rispetto ad altri, vi sentite in pieno diritto di farlo, no? No. Perché a lei non va bene. Alla vostra maestra, dico... Ognuno di noi sente le cose in modo differente, è assolutamente normale, no? Quello che a voi piace ad un altro non piace, quello che voi sentite maggiormente, altri non lo sentono, e ovviamente viceversa. E allora perché devo interpretarlo come vuole lei? Sono 14 anni che suono, avrò il diritto di sentire la musica a modo mio, no? No.

Ah, dimenticavo di dire che, se anche volete suonare il preludio del "Don Giovanni" a 4 mani con la vostra maestra, sicuramente non potrete farlo, perché a lei piace di più quelle delle "Nozze di Figaro", quindi non si discute...

Lezioni di vita...

Author: Monsieur Henri /


Oggi ho imparato due cose:
1- Un buon libro ti può tirare su come non mai, anche se hai dovuto sorridere a denti stretti davanti ad un professore che ti ha trattato come una bestia.
2- MAI e poi MAI leggere la fine di un romanzo che ti ha appassionato in TRENO!!!
Stavo leggendo la fine de Les Compagnons de Jéhu: Morgan si consegna alla giustizia quando vede i suoi amici catturati, e viene condannato per puro caso, per un inganno che i giudici avevano teso alla madre di Amélie che sapeva chi fosse in verità. Prima di salire sul patibolo, vede per un'ultima volta Amélie che gli porta coltelli e pistole per fuggire al disonore della ghigliottina. I quattro compagnons, gli ultimi rimasti, riescono ad evadere dalla prigione, ma poi si trovano nella piazza delle esecuzioni, e comprendono. Uno di loro si spara un colpo in bocca, un altro si accoltella, un terzo viene fucilato. Morgan solo rimane: prende il coltello e se lo pianta in petto, per ben tre volte, ma non muore ("Bisogna che io abbia l'anima incatenata al mio corpo!"). E allora, a petto nudo, sanguinante, sofferente, ma con il sorriso sulle labbra sale al patibolo: "Per mia fede! Ne ho abbastanza, è il tuo turno", dice al boia "e salvati da tutto questo come potrai".
Un minuto dopo, la testa dell'intrepido giovane cadeva sotto il patibolo.

E io sono scoppiata a piangere. Era così meraviglioso quello che stavo leggendo, così vivo... non potevo fare altro. E' un personaggio inventato, è vero, ma ora è un amico, per me, anzi, no, è un eroe.

Les Compagnons de Jéhu di A. Dumas

Author: Monsieur Henri /


In questo periodo sto leggendo un romanzo di Dumas che -ovviamente- in italiano non è mai stato tradotto, e quando compiango coloro che non sanno questa lingua, non sanno cosa si perdono!! Les Compagnons de Jéhu è parte di una trilogia - Blancs et Bleus, Les Compagnons de Jéhu, Le Chevalier de Sainte-Hermine -, una trilogia però in cui i tre libri possono essere letti separatamente l'uno dall'altro, e nell'ordine preferito. Les Compagnons si svolge tra il 1799 e il 1800, e vede schierati, da una parte, quella di Bonaparte diventato primo console, Roland, un ufficiale invincibile, che cerca una morte eroica in ogni occasione possibile, e dall'altra, quella dei realisti, Morgan, nome di guerra di Charles de Sainte-Hermine, innamorato della sorella di Roland. Morgan fa parte di una società segreta, i Compagnons de Jéhu, che si occupano di procurare ai ribelli della Vandea e della Bretagna i soldi necessari per l'armata, rubandoli dalle diligenze che trasportano i rifornimenti del Governo. A Roland viene assegnato il compito di fermare questi Compagnons, che viaggiano mascherati, e che si mostrano sempre molto gentili e pieni di onore.
Dopo innumerevoli tentativi di fermarli, alla fine Roland riuscirà a catturare tre dei Compagnons, a cui si aggiunge Morgan, loro capo, per lealtà verso i suoi amici. Benché Morgan stesse per partire in esilio con Amélie, accetta il giudizio e monta sul patibolo gettando un'aria di dolore in tutta la Francia, ammirati da tanto coraggio e da tanto eroismo.

E' un vero romanzo di cappa e spada, in cui brillano queste figure luminose di Roland e Morgan, fieri, belli, nobili, pieni di ardore, i tipici eroi di cui ci si innamora appena descritti.

E' un libro meraviglioso, e so già che piangerò come una fontana quando leggerò della morte di Morgan, che è, ovviamente, il mio personaggio preferito...

Nell'immagine qui sopra, benché tratta da Les Blancs et Les Bleus, il personaggio a sinistra mascherato ed abbigliato come un ufficiale è proprio Morgan...

E' molto tempo che non aggiorno questo blog, ho avuto mille cose da fare, non sto un momento ferma. Non che mi dispiaccia, ma comincio ad essere stanca, ed essere stanca a novembre non è affatto bello!!
Sono andata a Parigi: mi ospiteranno là l'anno prossimo probabilmente, sembravano molto curiosi dei miei interessi, e devo dire che è una cosa veramente strana. Quando dicevo loro che mi sarei occupata della morte di Alessandro ne "Il romanzo di Alessandro" dello Pseudo-Callistene non mi hanno più guardato con quegli occhi sgranati che dicono "ma questa è tutta scema", anzi, erano molto curiosi! Poi ovviamente è arrivata mia madre a smorzare il tutto dicendo che le cose su cui voglio lavorare "sono tutte cazzate"... Perché, quello che fa lei no??
Io non capisco più mia madre, a volte è la migliore del mondo, altre volte passiamo delle giornate in cui non fa altro che usare imperativi, negazioni, insomma, un vero inferno... E poi è diventato di un'egocentrico... pensa che tutto quanto ruoti intorno a lei, che lei sola capisca, che solo lei sia la migliore al mondo... Tutte le volte che si fa un discorso lei comincia a dire "Io in quell'articolo meraviglioso che ho scritto..." quando magari si sta parlando di una cosa avvenuta nella Grecia antica e lei si occupa del '700... L'altro giorno poi ha dato il meglio di se stessa: "Ah guarda, ho fatto un viaggio in treno meraviglioso, ho letto e riletto il mio articolo sui viaggi... è una cosa sublime!". Ma basta!! Anch'io rileggo le mie cose, se mi piacciono, ma mica vado in giro a dire al mondo quanto sono brava!! Insomma, uno non può più avere un'idea propria che SICURAMENTE uno di quelli che studia l'ha già avuta... Che dire? Anch'io sono buona di citarle frasi di autori greci, oppure eventi storici, ma non passo la mia vita a dire "Diderot dice questo, Descartes dice quello..." Ma insomma, lei ha delle idee sue??? A volte mi sembra di no, che vada solo per quello che le insegnano Descartes e gli Illuministi... e facendo tanto di cappello a questi signori, credo che a fare la mamma non siano bravi...
Lei lo era, perché ora ho sempre meno voglia di stare in casa?