Lucrezia Della Valle

Author: Monsieur Henri /


Ed ecco il Background del mio personaggio... si vede che ci tengo!!!

"Ero nota come Lucréce du Vergier. Ma il mio vero nome era Lucrezia della Valle, ero italiana, romana per la precisione. Nacqui come figlia illegittima di una nobile che, odiando il mio volto, mi fece educare in un convento, credendo che sarei diventata una perfetta dama di corte. Ma quell'ambiente gelò il mio cuore, con la sua tremenda ipocrisia. Le suore mi veneravano, mi coccolavano... ma solo perché ero figlia dell'arcivescovo di Parigi, che si era innamorato di mia madre... Questa verità la seppi molto più tardi, quando il mio cuore era ormai insensibile ad ogni meraviglia. Tornai a casa dal convento una sera di ottobre. Quando bussai alla porta della mia casa, un uomo mi venne ad aprire, un uomo dai lunghi capelli neri come l'ebano e dagli occhi blu. Si presentò come mio zio, fratello di mia madre, disse di chiamarsi Andrea. Io me ne innamorai perdutamente. Avevo solo dodici anni, ma quello fu un grande amore: era un amore incestuoso, lo so, l'ho sempre saputo, ma non mi è mai importato nulla. Mi disse che mia madre era morta e che sarebbe stato lui a prendersi cura di me. Gioia. Gioia immensa. Vissi il paradiso. Ma un giorno lui mi vide nuda, si avvicinò, mi accarezzò, mi fece sua. Notte dopo notte non fui più sua nipote, ma la sua amante. Non potevo desiderare cosa più bella. Non mi meravigliava il fatto che solo di notte lo vedessi presentarsi da me... non sapevo ancora cos’era un Fratello.
Ma l'incantesimo si ruppe. Mi fece scivolare nel letto un banchiere, a cui doveva un'ingente somma di denaro. Per pagarmi, questo banchiere mi infilò un braccialetto di smeraldi al polso.
Ma non ci furono sempre gioielli a distrarmi. Politici, musicisti, banchieri, anche uomini di Chiesa... ne ho conosciuti molti sotto le mie coperte, quando ormai Andrea mi aveva portato a Parigi e mi aveva fatto diventare Lucréce du Vergier. Non sono stata certo la cortigiana più ambita di Francia, ma il mio salotto è stato visitato da persone come Frèderic Chopin. Lui non mi toccò, mi rimase a guardare, e si avvicinò al pianoforte. Compose quella notte la Marcia Funebre che tutti conoscono. La compose per me? Forse.
Ero disgustata da quella vita, più volte ho cercato di togliermela... ma invano... guardavo Andrea e mi abbandonavo nelle braccia di uno sconosciuto. Fu in quel periodo che cominciai a capire chi era il mio vero dio... era la Perfezione. Io ero così sporca, dentro, che guardando la perfezione fisica intorno a me mi sembrava di sognare. Non avrei mai potuto essere come quelle statue greche che adoravo, ma loro erano parte di me, io parte di loro. Non appartenevo più a questo mondo, proiettata com'ero in una proiezione metafisica della Bellezza. Arrivai a non desiderare più nessuno, ma solo quelle statue di marmo dagli occhi vuoti...
Ma poi un giorno conobbi un uomo. Aveva, come Andrea, i capelli neri e lunghi, ma i suoi occhi erano di ghiaccio. Un ghiaccio che mi inebriò, e che mi riportò nel mondo dei vivi. Era lui, ora, la mia statua greca, anche se non fu mio che per un mese. Si chiamava Alessandro. Era italiano come me, romano. Di lui si dicevano cose atroci, che numerose donne si fossero uccise perché lui le aveva rifiutate, che molti padri lo avessero sfidato a duello vedendo macchiato l’onore delle figlie. Era un soldato, un capitano di cavalleria, ma era anche un musicista. Suonava il violino come nessuno al mondo, e componeva delle melodie meravigliose. Quello fu il momento più bello della mia vita. Fu vero amore, quello, e puro... O almeno così pensavo.
Avevo ragione, non potevo appartenere a questo mondo, e i miei compagni potevano essere solo gelidi e perfetti uomini di marmo.
Era anche lui figlio dell'arcivescovo di Parigi.
Potevo avere migliaia di uomini, ma io scelsi mio fratello. Forse perché era simile a me, forse perché tanto assomigliava alla mia idea di Perfezione.
Lui se ne andò, una sera, senza sapere nulla. Mi lasciò il più bello dei doni, una bambina, Elena. Mostravo la mia gravidanza con fierezza, nonostante sapessi di chi era figlia, e con fierezza la diedi alla luce, una bambina sana e splendente.
Lei non ha mai saputo quello che io facessi... che io fossi una cortigiana... Ricominciai ad essere succube di Andrea, che, stranamente, mi lasciò tenere Elena, e cercai di nuovo la Perfezione nel marmo classico.
E poi lui tornò, Alessandro dico, dopo circa cinque d'anni, quando ormai io avevo 21 anni. Mi promise che mi avrebbe portata via, che non ci sarebbe stato più nessuno con cui condividere il mio letto se non lui. Gli chiesi se sapeva e lui disse di sì, che non gli importava, che avremmo vissuto come due sposi, incuranti del giudizio altrui, allevando il nostro unico tesoro, la nostra Elena.
Elena aveva ormai cinque anni quando una sera Andrea venne da me: era agitato, nervoso, le sue mani erano tutte un tremore. Con angoscia mi chiese un favore, l’ultimo, e poi sarei stata libera: libera di vivere, libera di poter amare... come potevo rifiutare? E così, mentre Alessandro era lontano con l’esercito, ricevetti nella mia camera Jacques de Montbard. Era un bell’uomo sulla quarantina, un pittore dall’aria strana. Mi contemplò con occhi avidi e mi baciò. Ricordo poco di ciò che successe dopo: solo le mie lacrime che si univano al sangue che egli succhiava dal mio collo. Fu il buio, e quando ni svegliai la prima cosa che vidi fu il corpo di Alessandro sdraiato vicino a me. Jacques, colui che mi aveva trasformato in ciò che sono ora, il mio Sire, mi disse che, credendomi morta, Alessandro aveva tentato il suicidio, tagliandosi i polsi. Mi spiegò la mia situazione, e di come mi avesse scelto per la mia storia: la cortigiana incestuosa che colleziona statue greche. Vegliai per notti intere mio tratello, incurante del mio stato. Una sera, però, quando andai da lui, vidi che c’era un uomo seduto al suo fianco. Il suo nome era Etienne de Charny. Era stato abbracciato insieme a Jacques e ne era il migliore amico: spinto da lui e affascianto dalla nostra storia che gli sembrava tanto una di quelle tragedie di cui era appassionato, aveva trasformato Alessandro in un vampiro come me, così che potessimo vivere per sempre insieme, noi, le loro creature, le loro vittime inconsapevoli. E’ strano a pensarci, ma per noi diventare vampiri fu una cosa del tutto naturale. Alessandro lasciò l’esercito dicendo che aveva contratto ala tisi, in modo da spiegare il suo pallore, e si dedicò anima e corpo alla musica. Io ricominciai a scrivere, qualcosa che a quei tempi era considerato un tabù per le donne, e Alessandro componeva musiche straordinari e terribili, che solo lui poteva suonare. Ma presto ci rendemmo conto che l’idillio non era destinato a durare: si poteva nascondere la veritù ad Elena finché era una bambina, ma prima o poi avrebbe voluto passeggiare nei tiepidi pomeriggi primaverili. Una sera, quando aveva quindici e io e mio fratello eravamo istruiti da Jacques e da Etienne, la presentammo in società. Nessuno conosceva il mio vero cognome, quindi il sentirla chiamarla Elena Della Valle non scandalizzò nessuno. Fui sollevata dal fatto che la gente non la giudicasse per colpa mioa, per il mio passato, che lei ignorava. Era così bella, nel fiore dell’età, con gli occhi splendenti di gioia, che capimmo che il momento era arrivato. Quella stessa sera le raccontammo tutto, di chi fosse figlia, chi fossimo noi. Il giorno dopo non la trovai più nella sua camera. La cercammo in ogni luogo, in ogni modo, maledicendoci per quello che avevamo fatto. Ma forse era stato giusto così. Passammo anni a cercarla, e i miei scritti diventarono sempre più disperati, e le musiche di Alessandro sempre più impossibili. E una sera Etienne arrivò stravolto a casa nostra: Jacques aveva dipinto il suo ultimo quadro, una magnifica alba, ormai stanco di ciò che era. Aveva aspettato che io fossi matura abbastanza, e poi se ne era andato. La notizia della morte di Andrea che mi giunse poco dopo mi prostrò completamente: nonostante tutto, era stato il mio primo amore, il mio primo uomo. Non ebbi nemmeno la forza di indagare sull’accaduto. Se l’avessi fatto forse avrei evitato la tragedia. A malapena mi nutrivo, tutto ciò che scrivevo lo strappavo. E du allora che mi arrivò una lettera: mi diceva che Elena era a Roma, che se volevo informazioni maggiori dovevo raggiungere un certo Maximilien Leroux a Reggio Emilia. Io ed Alessandro non esitammo un attimo, lasciammo Parigi e i brutti ricordi. Ancora oggi mi chiedo come potemmo essere così folli da partire immediatamente, ma avevamo tremendamente bisogno della nostra bambina. Arrivammo a Reggio, nel luogo dell’appuntamento. E trovammo il nostro informatore... ma non era colui che speravamo. Ci disse che aveva spinto lui Jacques al suicidio, che lui aveva ucciso Andrea: gli facevamo schifo, nei nostri rapporti incestuosi, che macchiavano l’onore dei Fratelli. I suoi occhi brillavano di odio e di fanatismo. Noi Della Valle eravamo gli aborti della società, e dovevamo essere eliminati. Il tremere si scagliò contro Alessandro che si difese meglio che poteva. Lo ferì anche, ma questo non bastò. Vidi quella creatura trafiggere il corpo di mio fratello e decapitarlo con una gioia macabra che mai prima di allora avevo visto. Ma che probabilmente fu la mia quando mi accorsi di averso trafitto con la spada di Alessandro. Credo che questo successe dopo un combattimento, perché non avevo quasi più sangue nelle vene quando gli staccai la testa. E tutto fu buio per me, un lungo sonno senza sogni ma con la consapevolezza che tutto mi era stato strappato, e questa volta per sempre. Mi svegliai poco tempo fa. Vicino a me c’era Etienne, con il volto amareggiato. Mi disse che ci aveva seguiti fin da Parigi e che mi aveva trovato in quello stato. Mi aveva impalettato in modo che io non soffrissi troppo per la morte di Alessandro. Che follia... come se duecento anni avessero fatto la differenza. Il dolore è così grande che mi assedia senza sosta, e non ho che un pensiero, l’odio per quel Tremere e per tutto il Clan che lo ha generato. Etienne mi fece avere dei contatti con dei giornalisti e vari artisti che aveva avuto modo di conoscere stando a Reggio e aspettando il momento giusto per svegliarmi. Io non so nulla di Elena, non so se quella creatura l’abbia uccisa, se sia stata abbracciata, se sia morta in pace vivendo da essere umano. So solo che darei la mia non-vita per rivederla anche solo un secodno, se è ancora viva. E so che dopo la morte di Alessandro ogni giorno è più difficile, e che il desiderio di un mondo diverso, in cui possa sentirmi al sicuro, è sempre più forte, un mondo dove la perfezione delle statue classiche è vera, un mondo che possa accettare il mio amore e compiangere il mio passato. Non mi pentirò mai di averlo amato, mi manca tutto di lui, la sua freddezza, la sua musica, le sue parole. Ma lentamente sento di odiare sempre di più la mia natura. Il succhiare sangue a persone che avrebbero diritto a vivere più di me, l’aver stroncato amori che stavano per sbocciare... Questo mondo futuro a cui aspiro sarà tutto bianco, marmoreo, e non ci saranno più persone come me a sporcarlo."

Live di Lex Sanguinis

Author: Monsieur Henri /


Non vi stupite per l'ora, sono appena tronata dal Live di Vampiri... il penultimo, ahimé... Nonostante ci siano state molte voci del tipo "mah, speriamo che vada bene", a me questo live è piaciuto TANTISSIMO!! Non c'è stato nemmeno un momento morto, si riusciva sempre a parlare con qualcuno, si è anche collaborato! Fantastico!! Avevo trascinato la mia Cantante, che faceva il personaggio legato al mio... ma duecento anni prima... Quindi la scena "CARRAMBA CHE SORPRESA!!!" è stata epica, con il Max (alias François Sigrist, primogeno Toreador) che ci guardava esterrefatto perché sembravamo davvero piangere come due coglione, e poi a ricordare i "vecchi" tempi in cui i nostri sposi erano vivi, e io a farle ramanzine su come fosse meglio non essere mai stata madre, piuttosto che esserlo e poi vedersi la figlia tolta (è molto OTTIMISTA il mio personaggio, posterò la sua biografia...); e poi le discussioni con il mitico primogeno e con Dugalle, il nuovo toreador che ho scoperto far parte della Torre da secoli, e anche con il Jacky!! MItiche le scene di crisi isterica mia davanti ai Tremere, con la frase più bella della Benni, frase in game, "non ti avevo mai vista piangere"... wow ancora i lacrimoni mi vengono... Mitici noi che cerchiamo tutti insieme di capire cosa volesse dire una poesia di Poe che mi era stata data come contatto, con elucubrazioni mentali degni di Lucrezia, e quei maledetti zombie che ci inseguivano, e noi a cacciarci nella stanza senza uscita (grande scena di amicizia: la Benny che mi prende e mi mette davanti a lei per farle da riparo!!), brrrrr... facevano paura... la stanza era bassa e soffocante, e quegli affreschi... ihhhh!!! E io che donavo sangue in giro a CHIUNQUE!!! Tra cui il Jecky, che mi ha quasi ammazzata buttandomi a terra, il nostro mitico primogento e... muahahahah... un tremere!!! Posso ricattarlo!!! E, last but not least, l'arrivo della polizia VERA chiamata da qualcuno che interrompe la scena finale sul più bello! Ho avuto paura per un secondo, ma poi ho visto che i master avevano il permesso e i documenti, e allora tranquilla!!
Peccato davvero che sia il penultimo, è triste... Lucrezia non troverà mai sua figlia? Intanto penso che farò in modo che il Cris (il siniscalco toreador) o il Max sappiano del mio passato, penso che farò una scenata epocale, voglio scoppiare a piangere tra le braccia di qualcuno!!!

Miticissima serata, sono stravolta, ma tanto contenta!! E ora... la POESIA!!! In corsivo le parti che nel mio foglio erano sottolineate e mi hanno fatto andare giù di testa a forza di cercare di capirle!!

The Sleeper

At midnight, in the month of June,
I stand beneath the mystic moon.

An opiate vapor, dewy, dim,
Exhales from out her golden rim,
And, softly dripping, drop by drop,
Upon the quiet mountain top,
Steals drowsily and musically
Into the universal valley.
The rosemary nods upon the grave;
The lily lolls upon the wave;
Wrapping the fog about its breast,
The ruin molders into rest;
Looking like Lethe, see! the lake
A conscious slumber seems to take,
And would not, for the world, awake.

All Beauty sleeps!- and lo! where lies
Irene, with her Destinies!

O, lady bright! can it be right-
This window open to the night?
The wanton airs, from the tree-top,
Laughingly through the lattice drop-
The bodiless airs, a wizard rout,
Flit through thy chamber in and out,
And wave the curtain canopy
So fitfully- so fearfully-
Above the closed and fringed lid
'Neath which thy slumb'ring soul lies hid,
That, o'er the floor and down the wall,
Like ghosts the shadows rise and fall!
Oh, lady dear, hast thou no fear?

Why and what art thou dreaming here?
Sure thou art come O'er far-off seas,
A wonder to these garden trees!
Strange is thy pallor! strange thy dress,
Strange, above all, thy length of tress,
And this all solemn silentness!

The lady sleeps! Oh, may her sleep,
Which is enduring, so be deep!

Heaven have her in its sacred keep!
This chamber changed for one more holy,
This bed for one more melancholy,
I pray to God that she may lie
For ever with unopened eye,
While the pale sheeted ghosts go by!

My love, she sleeps! Oh, may her sleep
As it is lasting, so be deep!
Soft may the worms about her creep!
Far in the forest, dim and old,
For her may some tall vault unfold-
Some vault that oft has flung its black
And winged panels fluttering back,
Triumphant, o'er the crested palls,
Of her grand family funerals-
Some sepulchre, remote, alone,
Against whose portal she hath thrown,
In childhood, many an idle stone-
Some tomb from out whose sounding door
She ne'er shall force an echo more,
Thrilling to think, poor child of sin!
It was the dead who groaned within.


E in alto il clan Toreador dello scorso live, purtroppo non c'è la Benny!!! Da sinistra a destra Chris Wilson (il Cris!), Lucrezia Della Valle (io!), il Jecky, François Sigrist (il Max!) e Jacques Dugalle (Aurian!)

Alexandria - Kamelot

Author: Monsieur Henri /

Devo ringraziare il mitico Boss della Torre, Marcello, per avermi segnalato questa canzone. Io sono rimasta scioccata, dice delle cose bellissime, e credo che anche lui le avrebbe potute dire! Grazie Marcello!!!


Far across the sea
a piece of history
in Egypt's land
I'll build a city
beautiful and strong
beyond belief
a new metropolis
to redefine my destiny

Rise and shine, Alexandria
under protection of my name
pure, divine, and imperial

A place to watch the stars
the center of the earth
I see it all... my worlds converging
and to guide a king's armada through the night
I raise the seventh wonder to delight Poseidon

Rise and shine, Alexandria
under protection of my name
pure, divine, and imperial

Make me the city of a living angel
casting shades all over Babylon
hailing me, a holy son of god
as a monument of time
and the goals that I achieved
make a sculpture of my mind.

MERAVIGLIOSA!

L'Ultima Ruota del Carro

Author: Monsieur Henri /

E' orribile sentirsi l'ultima ruota del carro, in una situazione come un funerale... C'erano tutti i parenti, era mio pro-zio da parte di madre, quindi i miei zii, le mie cugine, mia nonna e tutti gli altri parenti. E poi c'eravamo io e mio padre, i Franchi. Sì, perché era come se un cerchio invisibile ci circondasse, la mia pro-zia non mi aveva nemmeno riconosciuto... e ci siamo viste un mese fa neanche.
Mia madre, chiusa nel suo egoistico dolore, non ha avuto una parola per me, ricercava le attenzioni della SUA famiglia, dicendo che ormai era lei la più vecchia degli Spallanzani, che ora erano sue le responsabilità e cose simili. Era come se non mi conoscesse nemmeno. Io non potevo piangere, non potevo stare male, e lei sa forse quello che provo? Assolutamente no. Non sa che tutte le volte che sepelliamo un parente io penso a mia nonna, quella che non ho mai conosciuto perché è morta che avevo un anno, di cui io sono l'immagine e somiglianza, con gli stessi gusti, lo stesso fisico, persino lo stesso modo di muovere le mani. Perché è così, io vedo sempre lei, il mio angelo custode, in ogni bara chiusa... Ma questo mia madre non lo saprà mai... Non lo saprà perché non vuole uscire dal suo guscio.
Ci si è poi messa mia nonna, a chiedermi se conoscevo lo zio... Dire che l'ho guardata sconvolta è un eufemismo... Cos'è, sono davvero così un mondo a parte? Lei cosa sa di me? Lei non mi ha mai nemmeno detto che mi vuole bene... non dovrebbe fare così una nonna, l'unica che mi sia rimasta? E allora ancor di più io vedo l'altra nonna nella bara, vedo i suoi capelli grigi, i suoi occhi scuri, anche se mai li ho conosciuti...

E intanto l'ultima degli Spallanzani è intoccabile, non sa nemmeno cosa stia pensando la figlia... e non credo che la smuoverebbe. E mio padre, quel padre che mi ha tenuto la mano tutto il tempo, è andato a lavorare, anche se io gli avevo fatto chiaramente intendere che avrei voluto che rimanesse qui... lo fa per scappare, anche lui scappa, ma io resto. Resto e devo esser di roccia, vero, mamma? Perché io non ho diritto al dolore, io non ero sua nipote... E' vero, non ero sua nipote, non quella diretta, ma lui era mio zio. E questo né tu, né la nonna, né nessun altro dei VOSTRI numerosi parenti potrà mai togliermelo.

Perdita

Author: Monsieur Henri /

E' incredibile come, appena le voci si raffreddano intorno a te, tu cominci a sentire quella sensazione opprimente di vuoto, di solitudine, di voglia di piangere. E' morto mio prozio, stasera, era strano perché era l'unico che fosse simile a mio nonno che non ho mai molto conosciuto visto che è morto che io avevo 7 anni. Non lo frequentavo molto, anzi... Però sapere che alle messe in ricordo del nonno ci sarebbe stato, uscire e sentire la sua stretta sulla spalla era quasi rassicurante per me.
Di tutte le cose che potrei ricordare, una soprattutto: il fatto che non mi chiamasse Chicchi, come fanno tutti i miei parenti, ma Cati. Buffo, no? E' la cosa che più ho nel cuore in questo momento. Chissà perché non mi chiamava come gli altri... Gliel'ho mai chiesto? No. E ora non potrò più farlo. C'è una strana sensazione, mi viene da sorridere, anche se sono tanto triste.
Mi viene da sorridere perché credo che lui vorrebbe così, e perché sento la sua stretta sulla sua spalla.
Pioveva, oggi. E mentre aspettavo che mi venissero a prendere per andare a giocare ho lasciato che la pioggia mi bagnasse, che nascondesse le lacrime, e gli ho cantato. Sì, cantato, perché mi ricordo che lui amava sentirmi suonare, mi chiedeva delle mie novità, e io ero contenta... Contenta perché non era mai troppo esibizionista nei miei confronti o troppo menefreghista. No, lui sorrideva, ricordo, e mi diceva: "Cati, allora ti verremo a trovare..."

Zio, la tua Cati ora piange, me lo permetti? Piange perché non potrebbe fare altro... Lasciala sfogare, almeno per poco, e poi ritornerà a sorridere, e a suonare, come volevi tu.
Ti voglio bene, zio. E canterò per te quando tu vorrai, non avrai che dirmelo, io lo sentirò, te lo giuro.
Mi manchi, zio... Mi manchi già.

Alexander The Great - Iron Maiden

Author: Monsieur Henri /


My son, ask for thyself another kingdom,
For that which I leave is to small for thee.

Near to the East, in a part of ancient Greece,
In an ancient land called Macedonia,
Was born a son to Philip of Macedon,
The legend his name was Alexander.

At the age of nineteen, he became the Macedon king,
And swore to free all of Asia Minor,
By the Aegian Sea in 334 BC,
He utterly beat the armies of Persia.

Chorus:
Alexander the Great,
His name struck fear into hearts of men,
Alexander the Great,
Became a legend 'mongst mortal men.

King Darius the third, Defeated fled Persia,
The Scythians fell by the river Jaxartes,
Then Egypt fell to the Macedon king as well,
And he founded the city called Alexandria.

By the Tigris river, he met King Darius again,
And crushed him again in the battle of Arbela,
Entering Babylon and Susa, treasures he found,
Took Persepolis, the capital of Persia.

Chorus:
Alexander the Great,
His name struck fear into hearts of men,
Alexander the Great,
Became a god amongst mortal men.

A Phrygian King had bound a chariot yoke,
And Alexander cut the "Gordion knot",
And legend said that who untied the knot,
He would become the master of Asia.

Helonism he spread far and wide,
The Macedonian learned mind,
Their culture was a western way of life,
He paved the way for Christianity.

Marching on, Marching on.

The battle weary marching side by side,
Alexander's army line by line,
They wouldn't follow him to India,
Tired of the combat, pain and the glory.

Chorus:
Alexander the Great,
His name struck fear into hearts of men,
Alexander the Great,
He died of fever in Babylon.

Macedone Antico

Author: Monsieur Henri /


Lo so... So cosa diranno in molti: "Ma basta! Ma non ti stanchi?" E io rispondo: "No..."
No, io non mi stanco, non mi stancherò mai di lui, del mio Alessandro. Ed è per questo che sto facendo ciò che tutti ritengono una follia, o, peggio una cosa infantile: studiare il macedone antico.
Non abbiamo nulla di macedone, perché non ci sono iscrizioni, visto che i re volevano mostrarsi ellenizzati, nonostante da tutti fossero considerati barbari. Abbiamo qualche glossa (147 in Esichio, lessicografo del V secolo d.C.), e pochissimi indizi che ci vengono dalle cosidette "lettere di Alessandro", probabilmente non autografe.
Non sappiamo nemmeno se fosse una lingua a sé, oppure un dialetto greco, anche se sinceramente io propendo per questa seconda ipotesi. Quello che riusciamo a capire è che spesso i Macedoni, nel loro parlare, mutavano le aspirate del greco in sonore (ph-> b; ch->k; th->d) e che trasformavano la successione -rs- in -rr-.
Esempi: Philippos diventava Filippo; tharson (coraggio) diventava darron.

Ma a parte le varie ipotesi e disquisizioni filologiche, tutto ciò mi dà una strana sensazione, come se Lui fosse sempre più vicino, come se imparando il modo in cui parlava potessi stringerlo a me ancora di più. E' come se potessi parlargli, come se lui fosse qui... Lo so, è un discorso che magari non fila, un discorso senza senso... Ma per me significa così tanto...

Plutarco ci dice che prima di uccidere Clito, Alessandro urlò in Macedone ai suoi soldati. Non mi ero mai accorta di questo particolare, che probabilmente è assolutamente inventato, eppure me lo ha reso più vivo, sì, più mio... Sì, lo vedevo davanti a me, mentre leggevo, lo vedevo gridare, lo vedevo furioso...

Io ero lì, lui era qui.
Non c'è altro da dire, non c'è mistero.
C'è solo lui.

E' una drogaaaaa...

Author: Monsieur Henri /


Ebbene sì è una droga quel creatore di avatars!!! Quindi qui c'è Tyrian, mezzo-celestiale con un'ala sola (qui sono due, ma una fate conto che sia di energia pura), principessa di un regno umano dopo aver rifiutato per amore di ascendere al cielo verso cui era stata accettata dai suoi padri dopo un rifiuto durato anni... Inutile dire che da bravo mio personaggio ha una sfiga terribile!! Tra cui due figli, di cui uno che dargli del fesso è fargli un complimento, un'altra che la detesta perché il fatto di essere figlia di mezzo-celestiale l'ha resa sterile, e un terzo in arrivo (infatti nell'immagine è in dolce attesa...) che potrebbe portarla alla morte (dico potrebbe perché io il suo destino l'ho già deciso, ma non voglio togliere sorprese a nessuno... eheh..). Dimenticavo, l'ala che non ha le è stata strappata da un mago psicopatico che l'ha anche fatta abortire... tanto per restare sull'allegro ovviamente...

Simonide, PMG 543

Author: Monsieur Henri /

Lamento di Danae

Quando nell'arca regale l'impeto del vento
e l'acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa
le mani su Perseo e disse: "O figlio,
qual pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.

E l'onda lunga dell'acqua che passa
sul tuo capo, non odi; né il rombo
dell'aria: nella rossa
vestina di lana, giaci; reclinato
al sonno del tuo bel viso.

Se tu sapessi ciò che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine,
riposi. Un mutamento
avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami,
la ragione m'abbandona".

Trad. di Salvatore Quasimodo

Alter-ego

Author: Monsieur Henri /


Questa è un'immagine del mio personaggio del GdR di Vampiri che sto ruolando sulla Settima Torre, Lucrezia Orsini, ex cortigiana, ha amato il fratello che ne è diventato lo sposo, ha dato alla luce tre figli, di cui uno è morto, l'altra è vampira come lei (ma lei crede sia morta) e uno che sta nascendo adesso... Lo so, è una scemenza questa immagine, ma mi piace tanto!!! :D

Giochetto spietato senza cuore...

Author: Monsieur Henri /

5 cose che non si sanno di me... oddio... 5 probabilmente sono troppo!! E questo maledetto giochino obbligato lo maledirò con tutte le mie forze!!! :D

Vabbé... proviamo...
1) Da piccola ODIAVO la Francia, Parigi, e qualunque cosa che solo vagamente mi ricordasse i francesi... Lo so, adesso non sembra, anzi, ma consideravo Parigi una "Reggio Emilia (la mia città, N.d.A.) più brutta" e il francese "un dialetto reggiano parlato male"! Che cretina...

2) Da piccola (oddio, piccola... fino ai miei 15 anni) avevo giurato che non avrei MAI passato la mia vita sui libri a TRADURRE, soprattutto non GRECO... Mamma mia, mi sa che ho cambiato idea...

3) Credo nella reincarnazione. Ma è una fede sincera, anche se sono cattolica. L'ho sempre creduto, perché io soffro di déjà-vu, in modo piuttosto pesante, e quindi mi sono sempre coccolata nell'idea che fosse una vita passata. E ancora ci credo.

4) Non so ancora l'alfabeto!!! :P Né quello greco né quello italiano... O meglio, lo so, ma l'ordine delle lettere è TERRIBILE per me, devo sempre fare la lista!!! Sono terribile eheh!!

5) Fino all'età di 14 anni non conoscevo Alessandro Magno!!! AHHHHHH!!! Mi vado a fustigare da sola...

E siccome sono BUONA... non costringerò nessuno a fare questo orribile giocooo!!! XDXD

Attis

Author: Monsieur Henri /

"C'è forse una forma di aspetto cui io non sia andata incontro?
Io donna, io adolescente, io efebo, io infante,
io del ginnasio ero il fiore, io della palestra l'onore:
mie le porte affollate, mie le soglie gremite,
mie le corone di fiori a cinger la casa,
ogni volta che, al sorger del sole, dovevo lasciare le stanza.
Io d'ora in poi sarò detto degli dèi serva, di Cibele schiava?
Io Menade? io di me solo parte? Io sterile maschio sarò?
Io nei verdi spazi dell'Ida vivrò, rivestiti di algida neve?
Adesso, adesso mi dolgo del gesto mio, adesso, adesso mi pento!"

Catullo, Carme LXIII

Come mi piace questo pezzo di Catullo! L'ho sentito per la prima volta stasera, lo ammetto, ma mi ha commosso. Parla di un giovane, Attis, che, nel delirio del sogno, si evira, e al risveglio si occorge di quello che è successo... E' smarrito, e mi ricorda i tempi in cui ero piccola, e non capivo chi veramente fossi, e perché... Nemmeno se ero maschio o femmina, in qualche modo...

E il fatto che io mi firmi Monsieur Henri la dice lunga, credo...

Buonanotte.
E pensate se mai una volta vi siete sentiti come il giovane Attis, anche solo per un secondo...

Il Freddo del Collegio

Author: Monsieur Henri /

Odio stare in Collegio da sola... mi mette una tristezza infinita e finisco per andare a letto ad ore improponibili, e per svegliarmi anche relativamente presto... E' freddo, il Collegio, non dico per la temperatura, ma in generale, odio questo colore verdino/giallino/rosino che permea tutto. Almeno quando c'è Elisa, la mia mitica compagna di stanza, mi sento... non lo so... più protetta forse... Che seccatura... Una parte di me vuole dormire, l'altra si rifiuta di infilarsi in quelle gelide coperte da albergo... Che seccatura... E ora che il Contest di Angeli&Demoni è finito e con lui questo sprint creativo mi sa che mi toccherà mettermi d'impegno a studiare... e tanto... E fuori c'è un sole così bello...

Credo che andrò a studiare a letto... forse così, nonostante l'ora, mi addormenterò...

... forse...

Sperando che le cascate del Niagara di fianco al mio letto non scroscino tutta la notte...

Una persona speciale

Author: Monsieur Henri /


La mia cantante preferita è un angelo, un vero angelo... Ha talmente tante qualità che enumerarle non sarebbe sufficiente, e prego perché tutti i suoi sogni si realizzino, se lo merita così tanto! Sentirla parlare è come sentire parlare me quando avevo la sua età, anche se ha solo 3 anni in meno di me. Crede nei sogni, e questo è qualcosa che non è facile trovare, in un giovane...E un uomo senza sogni è un uomo finito... Lei vive, vive per mille persone, è forte, è... è un angelo...
Sta scrivendo un racconto sui vampiri, quei vampiri che la Rice ha creato e che soffrono come gli esseri umani, più degli esseri umani. Ognuno di noi, nei suoi scritti, mette qualcosa di suo, la protagonista è lei stessa, e ha riservato un ruolo anche per me, un dono meraviglioso, più bello di moltissimi altri doni!

"I vestiti che indosso sono quelli che mia madre fece fare per nostro fratello… io sono anche questo per lui…sono il fratello che non ha mai avuto, sono sua sorella, sono sua madre, sono… sua moglie…”


Questa è una dellefrasi del mio personaggio, una frase che mi ha fatto impazzire...
E per questo non la ringrazierò mai abbastanza... grazie Isabel! Grazie.

La tua Catrin