Monsieur Henri

Author: Monsieur Henri /



Ci sono momenti, nella vita, che sono cruciali. Sembrano normali, nulla, all'apparenza, ma poi scopri che ti hanno letteralmente cambiato la vita. Spesso non ti ricordi nemmeno la data, a distanza di tempo, spesso non ricordi nemmeno con precisione quel che successe.

Ma una fortuna l'ho avuta, almeno una volta. Il 2 luglio 1999 cambiò totalmente la mia vita, perché conobbi Henri. Conobbi il suo viso, un viso che mai, qualunque cosa succederà, se ne andrà dal mio cuore. Ero da mia zia, che mi aveva dato il libro "La Primula Rossa", della baronessa Orczy, e c'era il suo ritratto come frontespizio - una di quelle rarissime volte in cui sembra che chi fa le copertine sappia effettivamente di cosa parla il libro. Me lo ricordo perfettamente, ero seduta vicino all'altalena e leggevo, e credo che ad un certo punto mi annoiai, perciò chiusi il libro e i suoi occhi si legarono ai miei per sempre. Per fortuna annotai quella data, anche se non sapevo cosa avrebbe significato per me.

Ci misi molto tempo ad accettare che Henri fosse monarchico. Era inconcepibile, per me. Uno così bello, uno così splendido non poteva che essere repubblicano. C'era scritto "le roi" dietro al suo viso, ma non importava, non poteva essere. Mi sentii in colpa, tremendamente, perché tradivo le mie idee per correre dietro ad un bel visino. Solo molto, molto lentamente riuscii ad accettare l'idea che si può ammirare la persona senza per forza condividerne gli ideali. E' stato uno sforzo di astrazione, lo ammetto. Mi ha dato da fare sin dall'inizio, e ancora continua, quando mi dicono "ma tu, tutta piena di ghigliottine, come puoi avere questa passione per un monarchico?"

Perché non è passione, è amore. Semplice. Chiaro. Non c'è bisogno di dire altro.

Scrissi "Gli occhi azzurri del demonio", qualcosa che ora non riuscirei più a scrivere, e sono veramente contenta di averlo fatto in tempo, perché con Catherine riuscii a farlo più mio.
Ne scrissi ancora, più volte, in un modo o nell'altro, ma senza più riuscire a farne il mio amante. Perché, se l'avessi fatto di nuovo, lui non sarebbe stato lui.

L'Henri degli Occhi Azzurri è l'Henri della ragazzina che ero fino a 18 anni.
L'Henri dei Due Angeli è l'Henri della persona che sono ora.
Ci sarà probabilmente un altro Henri, nel futuro.

Il 25 luglio 2005 ti conobbi in un'altra meravigliosa maniera. Ebbi la forza di separarmi dai miei e andare a vedere i suoi luoghi: Nouaillé, dove fu ucciso a tradimento, Cholet, dove 'è il museo con il suo grande ritratto, La Durbellière, con il suo castello, la sua tomba. La sua tomba. Paradossale, non ho pianto davanti alla sua tomba, non come avrei pensato, non come ho pianto davanti al luogo in cui fu ucciso. Ero in pace, perché anche lui lo era. E' stato incredibile, magico. Qualcosa che non ha nemmeno senso raccontare, perché lo ricorderò per sempre, una delle esperienze più forti della mia vita. Ho ritrovato le pagine che avevo scritto, a mano, quel giorno, e c'è una frase che mi ha colpito, perché riassume tutto quello che provai: "Ho ringraziato Dio di averti portato su questa terra, di averti donato a me. Sì, lo so. Sono pazza. Parlo con un morto, scrivo ad un morto! Però io ci credo, continuo a credere che tu, dall'alto, mi protegga. So che ci sei sempre. Per questo ti scrivo. Mi permetti di scriverti?"

Sì, ringrazio Dio che ti ha donato a me, che ha fatto sì che ti conoscessi. Ringrazio Dio di avermi dato la possibilità di amarti. E prego sempre perché, almeno una volta, tu mi appaia nel sonno e mi dica: "Sì, va bene così. Va bene".

Monsieur Henri, è così che mi firmo su questo blog. Henri anche da prima che conoscessi il vero Henri. Si chiamava così, in realtà, Aramis, mio grande eroe dell'infanzia. E guarda caso, il nome non è cambiato.

Sì, su Henri è stata costruita una gran parte della mia vita.

E so che non è successo per caso...

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