Lo so... So cosa diranno in molti: "Ma basta! Ma non ti stanchi?" E io rispondo: "No..."
No, io non mi stanco, non mi stancherò mai di lui, del mio Alessandro. Ed è per questo che sto facendo ciò che tutti ritengono una follia, o, peggio una cosa infantile: studiare il macedone antico.
Non abbiamo nulla di macedone, perché non ci sono iscrizioni, visto che i re volevano mostrarsi ellenizzati, nonostante da tutti fossero considerati barbari. Abbiamo qualche glossa (147 in Esichio, lessicografo del V secolo d.C.), e pochissimi indizi che ci vengono dalle cosidette "lettere di Alessandro", probabilmente non autografe.
Non sappiamo nemmeno se fosse una lingua a sé, oppure un dialetto greco, anche se sinceramente io propendo per questa seconda ipotesi. Quello che riusciamo a capire è che spesso i Macedoni, nel loro parlare, mutavano le aspirate del greco in sonore (ph-> b; ch->k; th->d) e che trasformavano la successione -rs- in -rr-.
Esempi: Philippos diventava Filippo; tharson (coraggio) diventava darron.
Ma a parte le varie ipotesi e disquisizioni filologiche, tutto ciò mi dà una strana sensazione, come se Lui fosse sempre più vicino, come se imparando il modo in cui parlava potessi stringerlo a me ancora di più. E' come se potessi parlargli, come se lui fosse qui... Lo so, è un discorso che magari non fila, un discorso senza senso... Ma per me significa così tanto...
Plutarco ci dice che prima di uccidere Clito, Alessandro urlò in Macedone ai suoi soldati. Non mi ero mai accorta di questo particolare, che probabilmente è assolutamente inventato, eppure me lo ha reso più vivo, sì, più mio... Sì, lo vedevo davanti a me, mentre leggevo, lo vedevo gridare, lo vedevo furioso...
Io ero lì, lui era qui.
Non c'è altro da dire, non c'è mistero.
C'è solo lui.
Macedone Antico
Author: Monsieur Henri /
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