Sono le 4 di mattina. Sento gli uccellini già cantare, mentre credo sia ancora troppo presto per l'alba. Non sono sveglia perché sia arrabbiata o altro, anche se ammetto che questa serata non è stata proprio la più serena di tutta la mia vita. Dopo aver letto una cosa che era stata detta contro il mio modo di scrivere, anche se, spero, in maniera ironica (ok, non solo spero, ora ne sono quasi sicura, ma diciamo che sul momento non mi era sembrata così pacifica), avevo in mente di scrivere un bello sfogo qui su come ci siano momenti in cui vorrei mandare all'aria tutto quello che scrivo, e smettere di farlo.
Sì, ci sono quei momenti. Per esempio quando non ricevi mai un incentivo dai tuoi, quando, se fai leggere un racconto a tua mamma, lei... te lo corregge... come se fosse un compito in classe, per esempio ho avuto voglia di smettere quando sentivo criticare non tanto il mio modo di scrivere, ma il fatto che scrivessi di solo poche cose e fisse. E' vero, ammetto i miei limiti. Ma se io mi diverto scrivendo di Alessandro, di Henri, di Cesare, c'è qualche cosa di male? E poi non credo che, come dice mia madre, scrivere di cose antiche sia ignorare che cosa sia il presente.
Io e Ele abbiamo scritto insieme la nostra creatura, Riya', che si svolgeva nel 1183, ma erano trattati temi come l'Universalità, la pace, l'idea di Gerusalemme come città libera per tutti... se non è attualità questa... Magari la forma è diversa, va bene. Ma non chiedetemi di scrivere in altri modi rispetto a questo.
Bene, ero decisa a scrivere un intero post di lagne, quando, nel momento in cui ho cacciato Ele a letto (tipo alle 2.45), ho riaperto un racconto che avevo iniziato mesi fa. Si trattava del 4° capitolo di una mini saga sulla Macedonia, di cui ho parlato sotto. Ho voluto ricordare i posti che ho visto raccontando per ognuno un pezzo della vita di Tessalonica, sorellastra di Alessandro, che, secondo la leggenda, si trasformò in sirena dopo aver strappato l'acqua della vita a suo fratello, e ancora oggi vive nell'Egeo e chiede ai naviganti se Alessandro vive, e bisogna sempre dire "Vive e Regna".
Questa storia mia ha commosso, e allora sono nati quattro capitoli: prima Dodona, con la grande Quercia, poi Ege, con il tumulo di Filippo, poi Dione, sotto l'Olimpo, e infine Pella. La storia ovviamente è tutta fantasia, ma ho voluto mettere in scena questa principessa triste, la Principessa Reietta, che non può amare nessuno e che nessuno ama, perché troppo diversa, e perché conosce il futuro, come assillata dai fantasmi che, nella sua mente, le chiedono sempre se Alessandro vive e regna.
Ero arrivata al quarto capitolo, poi avevo mollato, in testa avevo già le idee ma mancava qualcosa...
E quel qualcosa forse era il vero ricordo di quel posto, di quella commozione che ho provato... qualcosa che solo di notte, quando non c'è alcun suono, riesci a trovare. E Tessalonica ha ripreso vita, un'ultima volta. E' strano, mi sento un po' triste, perché è una saga che finisce, ma sono anche serena, sto sorridendo, credetemi: perché Tessalonica è ancora viva, e ci parla, basta solo saperla ascoltare.
Sono contenta di aver finito quel racconto, e di averlo finito in quel modo. Forse per un po' ci sarà un momento di pausa dallo scrivere, anche se ho in mente una cosa o due... Sono contenta anche perché ho ritrovato il gusto di scrivere fino a queste ore impossibili, protetta solo dalla mia gatta e dal ricordo di quei giorni.
Sì, io amo scrivere, anche se molte cose che scrivo non verranno mai lette o comprese fino in fondo, lo amo perché è vivere in posti e in luoghi in cui non ho mai vissuto, è poter parlare con i grandi senza paura di essere piccoli. E' semplicemente... la magia del creare.
Buonanotte, forse andrò a dormire, forse no... mi piacerebbe stare sveglia, ma non a scrivere. Lasciamo Tessalonica tuffarsi nel mare. Lasciamola libera, è la cosa giusta ora...